Miodrag allunga il passo e taglia la strada al mago. "Non sarebbe meglio, prima, disfarci di un po' delle cose che abbiamo recuperato nell'ultimo viaggio? Ho anche bisogno di una nuova spada, dato che la mia è rimasta nel deserto".
Gli occhi di Zigfrid scrutano la figura dello spadaccino: l'uovo appeso al collo, la borsa magica piena della pelle del behir che penzola sopra il fodero vuoto, varie cinture piene di pozioni tenute a tracolla e allacciate in vita. "Va bene, va bene" sospira, "però sbrighiamoci".
"Io ho bisogno di appartarmi un attimo con Fiona" esclama Tsadok, "per una... questione personale".
Le sopracciglia di Zigfrid si alzano di scatto, mentre sul suo volto si disegna un'espressione di disgusto. "Un mezzorco ed una mezzelfa! Che schifo! Dove andremo a finire..."
I pensieri maschili puntano sempre lì pensa Fiona, sospirando per il sollievo. Nessuno sembra aver fatto caso allo sguardo che il mezzorco ha lanciato alla sua borsa, piena delle monete trafugate dalla tana del behir. Il loro segreto per il momento è al sicuro, ma non lo sarà per molto se Tsadok continua a farne cenno. "Ne possiamo parlare dopo, di certo non in mezzo a tutta questa gente!" esclama, senza commentare la battutina del mago.
"Bah, contenti voi..." borbotta il mago riprendendo a camminare e puntando, questa volta, in direzione del mercato.
I molteplici odori di frutta, spezie, pesce sotto sale e carni esotiche si mescolano riempiendo l'aria della piazza del mercato. Una piccola folla si sposta di ombra in ombra, tentando di fare i propri acquisti senza per questo prendersi un'insolazione. Le voci dei venditori che pubblicizzano la propria merce si confondono con le grida dei bambini che si rincorrono e delle rispettive madri che urlano per richiamarli all'ordine.
"Direi di iniziare dalla vendita delle pozioni" propone Miodrag, posizionandosi in testa al gruppo.
"Ottima idea" commenta Tsadok, guardandosi attorno alla ricerca di un'erboristeria o di un alchimista.
"Poi vediamo di capire cosa si può ricavare dalla pelle del behir" aggiunge lo spadaccino, voltandosi e regalando ai compagni un largo sorriso.
"Attent-" esclama Fiona, notando il suo piede infilarsi sotto una delle corde che fissano la tenda alla loro destra. Allunga di scatto un braccio per afferrare il compagno, ma ormai è tardi. Miodrag inciampa e finisce di schiena su una balla di fieno. La paglia si sparpaglia in tutte le direzioni, attutendo la caduta ed evitandogli spiacevoli conseguenze.
"Farsi fregare da una corda tesa! Che tordo!" esclama Tsadok, ridendo sguaiatamente e allungando una mano per aiutare il compagno a rialzarsi. Miodrag, lamentandosi per il dolore, protende il braccio ma incontra solo l'aria; il mezzorco non sta più ridendo, concentrato ormai su qualcosa dall'altra parte della piazza. Una figura immersa tra le ombre di un vicolo, che dopo essersi guardata attorno si scosta dal muro e si dirige a passo svelto verso la strada che conduce alla Lama del Lavoro.
La sagoma sparisce tra le bancarelle, perdendosi tra la folla. Tsadok sbatte un paio di volte la palpebre, convincendosi che quello che ha visto sia solo il frutto di un'allucinazione; a volte la stanchezza gioca brutti scherzi. E invece no, la figura riappare, non è un'allucinazione. E assomiglia in modo impressionante a Ronika.