lunedì 28 agosto 2017

0286 - la vendita dell'uovo

"Cosa avete intenzione di fare, oggi?" chiede Fiona, osservando con l'acquolina in bocca l'abbondanza di cibo disposto sul tavolo e scegliendo infine una fetta di torta.
"Per prima cosa, ho intenzione di disfarmi dell'uovo" esclama Miodrag, prendendo posto dall'altra parte del tavolo.
Zigfrid smette per un secondo di leggere il suo libro e sul suo volto appare un sorriso divertito. "Dopo tutto quello che è successo... è ancora integro?"
"Sono anch'io stupito della cosa, ma sì. E' ancora perfetto".
"Potremmo farci una gigantesca frittata" propone Tsadok, spezzando una pagnotta e infilandosi un grosso pezzo di pane in bocca.
"Lo venderò al mercato" ribatte Miodrag, scuotendo la testa.
"Se lo fai, sicuramente la fine che farà sarà esattamente quanto prospettato dal nostro rozzo compagno, solo che nel piatto di qualcun altro" mormora Zigfrid, ritornando a leggere il suo libro.
"Perché non vendi l'uovo a qualcuno che se ne possa occupare?" chiede Fiona, sinceramente preoccupata per le sorti della creatura che si sta sviluppando al suo interno.
"Ottima idea!" esclama Miodrag sorridendo. "Potrei provare a venderlo al vecchio Nieven!"
"Buona fortuna" commenta Zigfrid, per nulla interessato alle sorti del grosso uovo.

"Mi spiace, non sono interessato all'acquisto" esclama Nieven. "Dalle dimensioni dell'uovo, direi che si tratta di una bestia decisamente grande".
"Un behir" spiega Miodrag.
"Interessante" esclama l'elfo. "Posso chiedere come hai fatto ad entrare in possesso di un uovo di behir?"
"Abbiamo dovuto uccidere la madre e mi pareva brutto lasciarlo lì".
"Come ti ho già detto, purtroppo non saprei proprio che farmene o dove tenere il cucciolo" commenta mesto Nieven.
La speranza nello sguardo dello spadaccino cede il posto alla delusione.
"Mi spiace, però qualche mio collega che insegna all'università forse può essere interessato".
"Grazie dell'informazione".
"Se non ti dispiace, ti accompagno" esclama il mago, chiudendo la porta di casa e facendogli segno di precederlo.

I giardini dell'università di magia brulicano di studenti ammantati in tuniche dai colori più disparati. Alcuni stanno provando semplici incantesimi, altri stanno intrattenendo alcuni ragazzi facendo volteggiare sopra le loro teste palline di pelle, cappelli ed un paio di candele accese.
Nieven imbocca la porta di una delle numerose costruzioni e si muove sicuro tra i vari corridoi, giungendo infine in un largo laboratorio, ingombro di tavoli su cui sono sparsi alambicchi, componenti alchemiche e vasche piene d'acqua.
"Non sono abituato a tutta questa magia" mormora intimidito Miodrag, osservando per l'ennesima volta la scritta apparsa sul suo vestito che lo indica come visitatore. "Andrà via, vero?"
"Te lo ripeto, scomparirà non appena uscirai dall'edificio" lo rassicura Nieven. "Ora andiamo, devo presentarti un mio vecchio amico".
I due si dirigono verso un uomo dalla folta barba grigia che sta scuotendo la mano per dissipare una nuvoletta di fumo verdastro, fuoriuscita da un alambicco che un giovane mago tiene in mano.
"Nieven, vecchio mio! Cosa ti porta qui?" esclama l'uomo allontanando lo studente e  sorridendo all'elfo.
"A quanto pare, un affare" ribatte Nieven, poi si volta verso lo spadaccino. "Miodrag, ti presento il decano Syrus. Penso possa essere interessato al tuo uovo, dati gli studi che sta portando avanti in accademia".
"Quello sembra un uovo di behir, o sbaglio?" esclama il decano, osservando le sfumature blu sul guscio. "Sei qui per venderlo?"
"Esattamente".
"E quanto vuoi per quell'uovo?"
"Oddio, non saprei... in tutta sincerità, pensavo di venderlo ad un privato interessato ad allevare un animale esotico. Voi non volete mangiarvelo, vero? Il cucciolo nascerà?" chiede Miodrag.
La risata di Syrus fa arrossire leggermente lo spadaccino. "Ovvio che sì! Vogliamo allevarlo e studiarlo. Se crescerà bene, potrebbe anche diventare un potente famiglio".
"In questo caso" balbetta impacciato Miodrag, "lo dono alla scienza".
"Molto nobile, da parte sua" replica soddisfatto il decano. "Qual è il suo lavoro?"
"Siamo un gruppo di avventurieri" ribatte lo spadaccino.
"Siamo?" chiede Syrus, guardandosi attorno.
"Sì, io ed i miei compagni".
"Ah, capisco".
"Se non è troppo, potrei chiedervi in cambio una fornitura di pozioni, pergamene... anelli..."
Syrus sorride e osserva con aria bonaria lo spadaccino. "Stavo pensando che potrei ripagarti con questo" esclama, afferrando una borsa e porgendogliela. Miodrag apre la borsa e ne controlla il contenuto. All'interno sembra espandersi una macchia nera come la notte.
"Una borsa vuota?"
"E' una borsa magica" spiega Syrus. "L'interno è molto più grande dell'involucro".
"Ah, come il mio zaino!" ridacchia Miodrag, aprendo la tasca e avvicinando pericolosamente la borsa all'apertura.
Gli occhi di Syrus si spalancano ed alcune parole gli escono all'istante dalla bocca. Il braccio dello spadaccino si blocca a mezz'aria, duro come il marmo.
"Non è auspicabile l'inserimento di una borsa conservante all'interno di un'altra" spiega il decano, allontanando i due oggetti magici a distanza di sicurezza. "A meno che non voglia distruggere qualsiasi cosa si trovi entro un isolato da qui".
Miodrag sbatte un paio di volte le palpebre indicando che ha compreso il pericolo. Syrus schiocca le dita e le membra dello spadaccino si rilassano, permettendogli di muoversi.
"Allora, le va bene come compenso?"
"Affare fatto!" esclama Miodrag, appoggiando la borsa su uno sgabello e tirando fuori un altro oggetto dallo zaino. "Non è che vi interessa anche un teschio deforme?"

lunedì 21 agosto 2017

0285 - suddivisione dei guadagni

Fiona indossa il vestito nuovo e si aggiusta i capelli, quindi raggiunge i compagni nell'androne di casa. "Ok, sono pronta per andare da Amir".
Zigfrid finisce di spalmarsi un po' di unguento sulle bruciature ed infila la boccetta in tasca. "Pensavamo volessi passarci il prossimo mese, in quella vasca" commenta, dirigendosi verso l'uscita. La linguaccia dell'elfa strappa una risata a Miodrag, che raggiunge il compagno fuori dalla porta.
Il caldo torrido della giornata cede il posto alla frescura portata da una leggera brezza che spira dal mare. "Ancora non mi capacito che il capitano Morningstar ci abbia lasciato andare" mormora Fiona affiancando Miodrag. "E' improbabile che nessun altro abbia sentito le parole del tappo quand'era a cavallo del drago".
"Forse ha ricevuto degli ordini, chi lo sa" commenta lo spadaccino, prendendo una traversa e seguendo Zigfrid che punta la Casata della Sabbia. "Al momento preferisco non pensarci".

La cupola della Casata della Sabbia brilla della luce del tramonto. Un paio di uomini stanno caricando delle casse su un carro e li salutano con un cenno del capo, tornando poi alla loro attività.
Gli avventurieri si fanno annunciare e, dopo poco, vengono accompagnati nell'ufficio di Amir. Di fronte all'uomo è seduta Kalina, il nababbo della Casata Seltarir, che si volta e sorride quando li vede entrare.
"Bentornati! Entrate ed accomodatevi" esclama Amir, senza alzarsi. "Stavo discutendo con Kalina di quanto è accaduto oggi in città".
"Un drago apparso dal nulla e svanito nel nulla" esclama la piccola halfling. "E' un mistero inspiegabile".
"Inspiegabile davvero" commenta il nababbo, poi si volta verso il gruppo. "Allora, com'è andato il vostro viaggio? E' da un pezzo che non vi fate vedere".
"E' stato un viaggio lungo e difficoltoso" risponde Zigfrid, accomodandosi su uno dei cuscini.
"In base alle ultime notizie in mio possesso eravate diretti ad Assur. Cosa è successo nel frattempo?"
"Abbiamo sgominato una cellula della Fredda Mano che si nascondeva nella cittadina" esclama Miodrag, poi procede a riferire i vari eventi, sorvolando sulla permanenza di Tsadok nelle prigioni di Assur.
"Sono ottime notizie, penso però che l'Alto Consiglio vada informato degli sviluppi delle vostre indagini. Io e Kalina convocheremo il Consiglio il prima possibile, voi tenetevi pronti".
"E per quanto riguarda il nostro onorario?" chiede Fiona.
Amir sorride. "Per queste formalità, rivolgetevi ai miei contabili prima di uscire".

Il sole è ormai tramontato da un pezzo oltre l'orizzonte. I passi attutiti di qualche commerciante che si è attardato riverberano per i corridoi della casa nella Lama dell'Onore, intervallati dal sommesso russare di Miodrag e dal mormorio di Zigfrid che sta studiando le pagine di un libro.
Tsadok apre la porta della sua camera e controlla che non ci sia nessuno, poi si dirige verso la porta della stanza di Fiona e, dopo aver bussato, entra. Sul letto sono sparsi alcuni pezzi di equipaggiamento; la mezzelfa, seduta alla scrivania, sta pulendo e lucidando il suo kit da scasso.
"Cosa ti serve?" chiede, alzando lo sguardo sul mezzorco. Senza proferir parola, Tsadok si fa spazio sul letto, appoggia il suo zaino, slaccia la fibbia e svuota il contenuto sulle lenzuola.
"Giusto!" sussurra con un sorriso la ladra, osservando il cumulo di monete d'oro e d'argento che scintillano sotto la luce della lampada.
"Dovevamo dividere, no?"
"Direi di sì" ribatte Fiona, iniziando a contare ed impilare le monete.

lunedì 14 agosto 2017

0284 - ritorno a casa

Il gruppo si ferma davanti al cancelletto che delimita la proprietà e osserva con stupore la dimora che hanno ricevuto in regalo dalla Casata Seltarir: i muri sono stati dipinti di fresco, le finestre sono linde ed il corto vialetto è stato spazzato con cura.
"I prigionieri che abbiamo liberato ad Assur si sono dati da fare, eh?" esclama Fiona sorridendo.
Zigfrid osserva sorridente l'operato dei suoi nuovi servi. "Soldi spesi bene, direi!"
La porta si apre e Saman, il ragazzo che si era scagliato contro il maggiordomo nella palazzina di Goyal, si avvicina aprendo le braccia.
"Oh, bentornati!" esclama. "Attendevamo con ansia il vostro ritorno! Abbiamo spiegato alla vostra amica Iriel chi eravamo e lei ci ha permesso di entrare in casa e ci ha trovato alcuni lavoretti con cui mantenerci. Come vedete, abbiamo iniziato a pulire e ci siamo permessi di trasformare parte dell'interrato in un posto per poter riposare. Spero che non sia stato troppo sconsiderato da parte nostra".
"Spero per voi che non abbiate toccato nulla nel mio piccolo laboratorio" sibila Zigfrid, socchiudendo gli occhi.
"No, no, abbiamo solo trasformato la stanza più in fondo, quella che sembrava inutilizzata" ribatte subito Saman, scuotendo le mani.
"Molto bene, allora" esclama il mago. "Ora però avrei bisogno di un bagno caldo".
"Nessun problema" ribatte il servo. "Verrà preparato in men che non si dica!"
Miodrag squadra Zigfrid, poi indica Saman con un dito. "Ma questi rimarranno qui per sempre?" esclama, rivolto al mago.
"Finché li paghiamo..."
"E quanto ci costeranno, di grazia?"
Il servo sorride e scuote la testa. "Non vi preoccupate, grazie ad Iriel abbiamo trovato delle attività con cui mantenerci. Voi ci avete già aiutato molto, e non vogliamo esservi di peso. Se volete, cinque di noi possono rimanere qui per gestire la casa. A noi basta una moneta d'argento a settimana".
"Possiamo tranquillamente permettercelo" esclama Fiona con un largo sorriso.
"Cinque persone? E per fare cosa?" chiede Miodrag, per nulla convinto.
"Cucinare, lavare, tenere pulita la casa..." elenca la ladra, contando sulle dita.
"Uno è dedicato a me" interviene Zigfrid.
"Ed uno a me" aggiunge Tsadok.
Lo spadaccino squadra il mezzorco. "Scusa?"
"Che c'è? Dopo aver passato il tempo nella mia fucina, pensi abbia voglia anche di mettere in ordine?"
Miodrag lo fulmina con uno sguardo. "Qui, di tuo, non c'è nulla. E di certo non una fucina".
Tsadok ringhia e mette mano all'ascia, poi chiude gli occhi e respira profondamente per calmarsi. "Io pensavo che, dopo tutto quello che abbiamo condiviso..." mormora alla fine.
"Facciamo così, puoi utilizzare la camera di Delorean finché non riusciremo a farlo guarire, però pagherai vitto e alloggio" sentenzia lo spadaccino.
"Uff... va bene" mormora il mezzorco, piegando le spalle.
"Abbiamo trovato un accordo" esclama Zigfrid sorridendo, quindi alza lo sguardo sul servo. "Tu sarai al mio servizio ed avrai una moneta d'argento tutta per te".
"Grazie mille!" ribatte il servo, sorridendo e facendo un piccolo inchino.
Zigfrid annuisce e si dirige all'interno. "Allora, questo bagno caldo?"

lunedì 7 agosto 2017

0283 - liberi di andarsene

"Voi... sì, voi! Siete scappati lasciandomi in balia del drago!" esclama Zigfrid, mentre Tsadok termina di curare le sue ferite.
"Veramente noi ti abbiamo lasciato al mercato" ribatte Miodrag, guardandolo di sbieco.
"Non è colpa mia se ho le gambe corte" borbotta il mago. "E comunque non è questo il punto".
"Tu sai, vero, che abbiamo sentito qualcuno con la tua voce vantarsi di avere un drago?" mormora Fiona, osservandolo duramente.
Zigfrid distoglie lo sguardo e comincia a rassettarsi il vestito, o quello che ne resta.

Dopo un paio d'ore, la porta si apre e Malika rientra nell'ufficio.
"Abbiamo esaminato i tre corpi ed effettivamente avevano addosso i simboli della Fredda Mano. Verranno sepolti in una fossa comune" esclama.
"Possiamo tenere il loro equipaggiamento?" chiede speranzoso Miodrag.
"Verrà venduto per ripagare la città dei danni che ha provocato il drago".
"Ma non aveva detto che non c'erano tracce della sua attività? Quindi non ci sono stati danni" puntualizza Zigfrid.
Di fronte all'occhiata carica d'odio di Malika, il mago torna sui suoi passi. "Perdoni il mio pessimo vizio di puntualizzare sempre. Ci atterremo alle sue decisioni" esclama con un sorriso.
"Abbiamo messo sotto sequestro il rifugio Tulloch per effettuare ulteriori indagini e capire che cosa stesse tramando la Fredda Mano".
"Avete trovato Ramesh?" chiede Miodrag.
"No, purtroppo è scomparso" replica il capitano. "Ora andate a darvi una ripulita e passate a parlare con Amir. Presumo voglia vedervi".
I quattro avventurieri si alzano e si dirigono verso la porta, ma vengono fermati dalla voce di Malika. "So che non ve ne andrete, però tenetevi a disposizione. Dovremo parlare ancora dopo la fine delle nostre indagini".
"Stia tranquilla, non abbiamo nessuna intenzione di andarcene da qui. Ci troviamo molto bene" esclama Miodrag, aprendo la porta e uscendo dall'ufficio.
Il sospiro esasperato di Malika è l'ultima cosa che Fiona sente prima di chiudersi la porta alle spalle.

lunedì 31 luglio 2017

0282 - nessuna traccia, ma molte spiegazioni

Fiona, seduta su una piccola panca nell'ufficio di Malika, osserva i propri compagni. Il viaggio e gli imprevisti incontrati nel deserto, sommati al combattimento con gli uomini della Fredda Mano, hanno lasciato il segno: le vesti logore e bruciacchiate, le macchie di sangue rappreso ed i fori nelle armature fanno da contorno ad occhi stanchi e cerchiati. Anche il mio aspetto non dev'essere tanto meglio pensa la ladra, osservando la pelle secca e cotta dal sole delle sue braccia. Se non fosse per l'impulsività di Miodrag e per la scelleratezza di Zigfrid, a quest'ora potrei essere in una vasca piena d'acqua profumata... E invece sono qui, ad un passo dal finire in galera.
La porta si spalanca e Malika entra nell'ufficio, portandosi dietro un paio di fogli pieni di appunti. Dopo essersi accomodata ed aver appoggiato le carte al centro della scrivania, alza la testa e osserva con un sorriso i quattro avventurieri. Un luccichio nei suoi occhi non promette niente di buono. "I miei uomini hanno controllato il quartiere e mi hanno riferito che, stranamente, non c'è alcun segno della presenza di quel grosso drago verde. Il tetto che mi avete indicato non presenta tracce di acido, come neanche il cadavere trafitto dalle frecce" esclama tutto d'un fiato, poi sposta lo sguardo sul mago. "Come se fosse... un'illusione".
"Perché guarda me? Ci sono molti maghi in città" ribatte Zigfrid, mentre i suoi compagni trattengono il fiato e lanciano occhiate furibonde nella sua direzione. "Lo sa, vero?"
"Tipo quelli che hanno lanciato le palle di fuoco..." sussurra Fiona, osservandosi gli stivali.
Il commento non passa inosservato ed il piccolo halfling raddrizza la schiena. "Ecco, appunto".
"Potrebbe essere stato il tipo sul tetto, quando si è visto attaccato da noi" ipotizza Miodrag, strofinandosi il mento con la mano.
Il capitano alza la mano per zittire gli avventurieri. "Spiegatemi le novità, poi parleremo del drago".
"E del premio per essercene liberati" esclama Zifrid, abbozzando un sorriso. "L'ho affrontato da solo!"
Fiona e Miodrag, all'unisono, si coprono gli occhi con il palmo della mano: l'esclamazione di Zigfrid sentita nel vicolo rimbomba ancora nelle loro orecchie.
Malika fissa con odio il piccoletto, poi si appoggia allo schienale della sedia. "Come ho detto, ne parleremo dopo".
"Noi siamo andati ad Assur per seguire le tracce della Fredda Mano ed abbiamo scoperto cosa stava succedendo nella dimora di Luther Goyal, di cui lei dovrebbe già sapere tutto. Ci siamo poi spinti nel deserto per cercare una famigerata fortezza, ma non ne abbiamo trovato traccia. Ritornati a Vaelan, abbiamo visto Ronika, uno dei luogotenenti della Fredda Mano che è riuscita ad evadere dalla prigione di Assur; l'abbiamo seguita fino al rifugio Tulloch e l'abbiamo vista parlare con un tizio nel giardino sul retro".
"Siete sicuri fosse proprio Ramesh?"
Miodrag chiude gli occhi e ripensa al loro primo incontro con l'elfo all'interno del rifugio.
"Sì, era Ramesh" esclama, annuendo. "Quando ci siamo palesati, è svanito ed ha dato ordine a Ronika e ad altra gente di attaccarci".
"Svanito in che senso?"
"Ha pronunciato delle strane parole, è apparso qualcosa sotto ai suoi piedi e poi è scomparso in una nuvola di fumo".
"Chiaramente un incantesimo di teletrasporto" commenta Zigfrid. "E' stato sicuramente lui ad evocare il drago".
"E poi siete stati attaccati da questa Ronika e da altri uomini" aggiunge Malika, ignorando le parole del mago.
"Esattamente! E' chiaro che stessero lavorando insieme" ribatte Miodrag. "Ho sentito chiaramente la voce di quell'elfo che diceva 'Petar, pensaci tu'".
Malika fissa per qualche secondo il volto dello spadaccino, poi appunta un paio di note sul foglio che ha davanti.
"Non mi è mai piaciuto questo Ramesh" commenta Miodrag a bassa voce, poi alza il tono. "A quel punto abbiamo reso inoffensivi Ronika, Petar ed il tizio che mi ha usato come bersaglio per la sua balestra".
"Tengo a precisare che non ero presente quando hanno fatto fuori tutte queste persone" puntualizza Zigfrid, sistemandosi meglio sulla sedia.
"Penso di avere tutto quello che mi serve" esclama Malika, alzandosi e sistemando le carte che ha sul tavolo. "Voi attendete qui".
"Posso ricevere il supporto di un guaritore?" chiede il mago.
Il capitano osserva per un momento il piccolo halfling, coperto di ustioni e con i vestiti laceri, poi sposta lo sguardo su Tsadok.
"Certo, ci penso io" esclama il mezzorco.
"Ottimo" commenta Malika uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

lunedì 24 luglio 2017

0281 - i segreti di un personaggio pubblico

Malika fissa duramente il gruppo di avventurieri, poi nota Tsadok uscire dal vicolo dietro al rifugio Tulloch, guardarsi attorno e dirigersi poi verso di loro.
"Ehi! Che succede?" chiede il mezzorco. "Che fine ha fatto il drago?"
Miodrag gli fa cenno di cambiare discorso e poi gli indica con la testa il capitano. Tsadok lo guarda perplesso, poi si volta verso Malika e sorride. "Buongiorno, capitano! Come mai da queste parti?"
L'occhiata torva della mezzelfa lo fa ammutolire. "Per il momento lasciamo perdere quel drago. Cosa stavi dicendo riguardo alla Fredda Mano?" chiede, voltandosi verso lo spadaccino.
"Il farabutto che mi ha scagliato contro una balestrata lavorava per la Fredda Mano".
"Come anche il capo di quella baracca" aggiunge Tsadok, indicando con il pollice il rifugio.
Lo sguardo di Malika si sposta sulla bassa costruzione di pietra e terriccio. Le palpebre si socchiudono mentre il suo cervello lavora alacremente per far collimare quello che sa su Ramesh, il fondatore dell'organizzazione che si occupa di carità, benvisto dalla comunità e dall'Alto Consiglio che governa Vaelan, con quanto gli stanno rivelando questi avventurieri. "Spiegatevi meglio" esorta, impaziente.
"Non mi pare il caso di discutere di quello che sappiamo qui" ribatte Miodrag. "Dobbiamo recuperare i cadaveri e portarli presso la guarnigione, così potremo vedere se hanno addosso qualcosa di importante. Lì potremo parlare di quello che abbiamo scoperto".
Il capitano lancia un'occhiata gelida allo spadaccino, poi fa un cenno ad alcune guardie di avvicinarsi. "Portate in guarnigione tutti i corpi che trovate, calmate la folla, fate la conta dei danni e poi ripulite questo casino" ordina ai soldati, poi si volta verso gli avventurieri. "Comunque con voi non ho ancora finito" sibila, fissando il gruppo e soffermandosi infine sul piccolo mago.
Zigfrid sostiene il suo sguardo senza scomporsi. Dopo aver tossito un paio di volte, si avvia verso il centro della città. I suoi compagni gli si accodano, lanciando occhiate preoccupate in direzione di Malika.

mercoledì 19 luglio 2017

0280 - un corpo dal cielo

"Sapevo che dove c'erano dei casini avrei trovato voi" esclama la donna.
"Io..." inizia a dire Miodrag, ma Malika continua imperterrita: "E soprattutto te!" aggiunge, fissando Zigfrid con odio e disgusto.
La ladra lancia un'occhiata al sorriso dello spadaccino e inizia a ridacchiare pure lei. "Se si concentra sul tappo, forse noi la passiamo liscia" gli sussurra all'orecchio. Miodrag annuisce impercettibilmente in risposta.
"Ammetti che tutto questo casino è opera tua" sibila il capitano, piantandosi davanti al mago, piegandosi in avanti e fissandolo negli occhi.
Zigfrid continua a tossire e balbetta una risposta inintelligibile.
"Cosa hai detto?" sibila Malika.
"Mi vedi come sono ridotto..." colpo di tosse, "per aver affrontato quella cosa? Guardami, sono ad un passo dalla morte!"
Il capitano lo squadra da capo a piedi, notando i vestiti bruciati, i capelli che ancora fumano e la faccia rossa e coperta di bolle. "Dovresti..."
"Spiegami perché è comparso un drago sopra la città!"
"Io non lo so! Io stavo seguendo loro che scappavano..."
Malika si volta di scatto verso gli altri due. "E voi? Cosa avete da dire?"
"Effettivamente sono stato colpito anch'io" esclama Miodrag, cercando di togliersi i resti delle frecce ancora piantati nella sua spalla. "Stavo seguendo un pericoloso criminale e qualcuno ci ha attaccato dal tetto della casa qui a fianco. Può darsi che l'abbia evocato lui".
Fiona, rendendosi conto che è l'unica senza un graffio, si sposta impercettibilmente dietro allo spadaccino, gli tocca le l'armatura e si sporca i vestiti con il sangue.
"Dovreste darmi una medaglia per come l'ho affrontato!" continua imperterrito Zigfrid, drizzando la schiena e smettendo per un momento di tossire. "Altro che queste accuse! Io da solo l'ho affrontato!"
Malika ignora deliberatamente le parole del mago e si volta verso una delle guardie che sta tentando di calmare la folla e riportare l'ordine in strada. "Tu, sali a controllare!"
"Scusi, capitano... salire dove?" balbetta il soldato.
Miodrag indica l'edificio da cui è partita la balestrata. "Quello è l'edificio. Non ci sono però scale che portano in cima, probabilmente è possibile salire dal retro".
"Hai sentito?" esclama Malika, rivolta alla guardia. "Vedi di sbrigarti".
Il soldato scatta sull'attenti, poi sparisce in un vicolo poco distante e, dopo un paio di minuti compare sul tetto agitando un braccio. "Capitano!" urla per farsi sentire. "C'è un uomo, qui. Ha cinque o sei frecce piantate addosso!"
"E' morto?" grida di rimando Malika.
La figura scompare dietro il muretto e si rialza dopo qualche secondo. "Direi di sì!"
"Buttalo giù, così siamo sicuri!" esclama Zigfrid, ricominciando poi a tossire.
"No, non..." inizia a dire il capitano, ma è troppo tardi. Un corpo viene sollevato oltre il parapetto ed atterra scompostamente in strada, a pochi passi dal mago. Schizzi di sangue colpiscono i vestiti e la nuca di Zigfrid, che balza di lato afferrandosi quel che rimane della tunica per non inciampare. "Non così vicino a me!" esclama con voce stridula.
Lo sguardo furente di Malika viene sostituito per un attimo da un sorriso divertito e soddisfatto, poi torna di nuovo serio. "Cosa diavolo ti è saltato in mente!?!" urla alla guardia.
"Ma lui aveva detto..." inizia a risponde il soldato, ma viene zittito dall'occhiataccia del capitano.
"Ora prendi ordini da un cittadino qualsiasi? Ora scendi, dopo dovrò farti rapporto" grida, poi si avvicina al cadavere. "E questo chi sarebbe?"
Ecco, non possiamo neanche perquisire i corpi in pace pensa Fiona con disappunto.
"Questo è il criminale che mi ha sparato contro con la balestra" ribatte intanto Miodrag.
"E perché l'avrebbe fatto?"
"Era in combutta con quelli della Fredda Mano" esclama lo spadaccino.

mercoledì 28 giugno 2017

0279 - il dubbio serpeggia

Gli incantesimi esplodono attorno al drago e a Zigfrid. La carne viene ustionata, i capelli iniziano a fumare e la stoffa del vestito si annerisce mentre alcune piccole fiammelle si levano dai risvolti delle maniche e dall'orlo della tunica. Facendo leva sulle poche forze rimaste, il mago plana dolcemente nel vicolo mentre altri incantesimi si schiantano sul drago che, dopo aver urlato la sua ira al cielo, scompare.
Zigfrid, senza toccare il suolo, batte i palmi sul vestito per spegnere un principio d'incendio, quindi guarda attorno alla ricerca dei resti dei suoi compagni. Non vedendo nessuno a terra a parte Ronika ed un altro tizio incappucciato, si dirige verso la folla che sta scappando lungo la via principale, svolta l'angolo e cozza contro la schiena di Miodrag.
"Tu!" urla Fiona per farsi sentire sopra il rombo della folla urlante. "Era opera tua, ammettilo!"
"Cosa?" domanda il mago, spalancando gli occhi e cercando di assumere l'espressione più innocente che le bruciature sul volto riescono a concedergli. "Guardami! Sono ustionato, secondo te è opera mia?"
La ladra squadra disgustata il piccolo halfling. Non è un bello spettacolo: la veste è piena di buchi dai bordi carbonizzati, il volto è rosso e coperto di bolle ed i bianchi capelli sono ora anneriti e puzzano di pollame.
"Magari le esplosioni non sono opera tua, ma il drago l'hai evocato tu, ne sono convinto!" esclama Miodrag unendosi alle accuse di Fiona.
"Insomma, basta con queste baggianate!" ribatte Zigfrid, tossendo una nuvoletta nerastra. "Sono ad un passo dalla morte, non voglio sentire le vostre stupide insinuazioni!"
"Ok, forse non sei stato tu la causa di tutto questo trambusto, anche se giurerei di aver sentito la tua voce urlare qualcosa sull'avere un drago" commenta Fiona; le parole e, soprattutto, l'aspetto del mago instillano in lei il dubbio che l'attacco di panico le abbia fatto solo immaginare di aver sentito la voce di Zigfrid. "Però sappi che d'ora in poi ti terremo d'occhio".
Miodrag osserva un po' la faccia dell'halfling, poi si guarda intorno. "Dobbiamo trovare Tsadok, hai bisogno di cure e non penso bastino un paio di pozioni magiche" borbotta, poi alza gli occhi al cielo. "Se non sei stato tu ad evocare quel drago, vuol dire che dobbiamo abbatterlo prima che distrugga il quartiere".
"Quel bestione è stato ormai polverizzato" esclama Zigfrid.
"E chi l'avrebbe fatto?"
"Mentre stavo volando vicino al tetto, ho notato dei maghi al centro della piazza del mercato. Sono stati talmente sconsiderati da scagliare tutto il loro arsenale magico senza controllare eventuali presenze... innocenti... nel raggio d'azione".
Miodrag si sporge e osserva il vicolo. Non c'è alcuna traccia della carcassa dell'animale, né di pozzanghere colme di acido o altri segni che indichino la presenza del drago. "Questo mostro è comparso dal nulla, ha terrorizzato tutti ed è scomparso nel nulla. Non c'è nessuna traccia. Questo è davvero molto strano".
"Comunque grazie per avermi lasciato indietro" tossisce Zigfrid.
"Stavamo inseguendo Ronika" ribatte lo spadaccino. "L'ho vista mentre parlava con un tipo che poi è scomparso. Sono certo fosse un mago. Forse il drago l'ha evocato lui".
Zigfrid apre la bocca per ribattere, ma la risposta gli muore in gola quando nota un cavallo fermarsi davanti al rifugio Tulloch. 
I tre avventurieri si voltano verso Malika, il capitano delle guardie, che smonta e si piazza a braccia conserte di fronte a loro, gli occhi socchiusi ed uno sguardo che potrebbe tagliare una lastra di metallo.

lunedì 5 giugno 2017

0278 - paura e delirio in strada

Zigfrid riacquista la vista e nota che il giovane è stato trapassato da un paio di frecce ed ora giace riverso sul tetto, mentre una pozza di sangue si allarga sotto di lui.
"Idioti" mormora il mago scuotendo la testa, poi ignorando l'origine dell'incantesimo si guarda attorno alla ricerca dei propri compagni. Fiona, Tsadok e Miodrag sembrano essersi volatilizzati, però dal rifugio Tulloch sembra stia uscendo un fiume di gente. Zigfrid si concentra ed il drago si appoggia sul tetto dell'edificio, sporgendo la testa su cui è montato il mago.
"Fermi tutti! Ho un drago e non ho paura di usarlo!" esclama con quanto fiato ha in gola. Una trentina di teste si voltano nella sua direzione, gli occhi sbarrati dalla paura fissi sul bestione alato.

Miodrag osserva il vicolo, valuta per un momento l'idea di dirigersi verso il piccolo giardino sul retro, poi spinge Fiona verso l'ingresso principale del rifugio. Quando la sua mano sfiora la maniglia, la porta si apre di colpo ed un fiume di gente esce travolgendo i due.
La ladra afferra il braccio dello spadaccino e lo tira in disparte, evitando che il compagno venga travolto dall'orda in fuga. I mendicanti si riversano nelle strade, poi un grido stridulo attira lo sguardo di tutti: la testa di un enorme drago verde sporge dal tetto del rifugio e la familiare voce di Zigfrid sbraita di fermarsi.
Fiona chiude gli occhi rabbrividendo. "Ora ci cacceranno da Vaelan per colpa di quel cretino".
Miodrag alza lo sguardo, si appoggia alla parete e annuisce senza proferir parola.
"Perderemo la casa e la Casata della Sabbia ci disconoscerà" continua la ladra, affranta. "Dovremo rifarci una reputazione da qualche altra parte".

Ora chi è il piccoletto? Eh? EH? pensa raggiante Zigfrid. Aver dimostrato che anche un piccolo halfling può assoggettare decine di persone lo rende euforico. Mentre la folla inizia ad urlare ed alcune persone si accasciano svenute in mezzo alla strada, venendo travolte da altri mendicanti, il mago decide di cercare l'origine della palla di fuoco esplosa accanto a lui. I suoi occhi individuano nella piazza del mercato un manipolo di persone in tunica che stanno guardando nella sua direzione, le mani che si muovono in cerchi disegnando complessi simboli nell'aria. Poco distante, una ventina di soldati con l'arco puntato che attendono un segnale per scoccare.
"Oh, cavolo" esclama Zigfrid, sentendo i propri arti irrigidirsi e vedendo una selva di piccole sfere luminose dirigersi verso di lui.

lunedì 15 maggio 2017

0277 - arriva la pioggia

Nel frattempo, sul tetto, l'affiliato della Fredda Mano è riuscito a liberarsi delle fiamme che avvolgevano i suoi vestiti. Non essendoci via di fuga se non una rovinosa caduta, il bandito afferra la balestra, innesta un quadrello con mano tremante, alza l'arma e tira il grilletto. La corda, probabilmente laceratasi quando la balestra ha impattato con il tetto, si spacca in due, il quadrello cade per terra e rimbalza ai suoi piedi. Il suo sguardo si alza lentamente, mentre i denti cominciano a tremare per il terrore ed una macchia scura comincia ad allargarsi attorno al cavallo dei pantaloni.
Zigfrid osserva con aria divertita e allo stesso tempo disgustata la scena. E' esaltante vedere la paura negli occhi di un individuo due volte più alto di lui. Questo però conviene prenderlo vivo pensa, quindi recupera delle minuscole crostate alla frutta da un sacchetto e le tira in testa al malcapitato pronunciando le parole di un incantesimo. L'effetto, però, non è quello sperato: probabilmente la paura ha la meglio sull'effetto dell'incantesimo ed il giovane, nonostante uno accenno di risata, continua a fissare terrorizzato il gigantesco drago che gli si para davanti.
E' più resistente di quanto sembra... o forse è solo troppo stupido pensa Zigfrid, poi una ventina di frecce trapassano il corpo illusorio del drago, sfiorandogli le gambe e bucando in più punti la sua veste. Il mago si guarda attorno per trovare chi sta tentando di abbatterlo, poi il suo campo visivo si riempie di una violenta luce gialla e i suoi timpani vengono scossi da un poderoso boato.

Il frastuono nel rifugio è assordante. Le grida dei senzatetto ed il rumore dei tavoli che vengono rovesciati copre le urla provenienti dall'esterno. Tsadok osserva una moltitudine di persone tirare gomitate e scalciare pur di raggiungere l'uscita, poi nota che una mezza dozzina di uomini che, notando la ressa, si voltano ed iniziano a correre verso di lui per cercare di passare attraverso la cucina. Un uomo tarchiato ruota il busto e pianta la sua spalla al centro del torace del chierico, che indietreggia e sbatte contro lo stipite. Mentre il dolore si ripercuote dalla schiena alle spalle e la vista gli si offusca, gli altri senzatetto si fanno strada attraverso la cucina, sfondano la porta sul retro e si gettano nel cortile.
L'ultimo uomo non fa a tempo ad oltrepassare l'uscio che gli altri lo travolgono rientrando di corsa, terrorizzati dal drago che volteggia sopra le loro teste e dalla violenta esplosione che fa tremare le pareti del rifugio.

mercoledì 10 maggio 2017

0276 - dignità e coraggio

Decine di occhi si alzano a guardare il cielo e un coro di urla riempie il quartiere. Tsadok, attirato dalle grida, supera lo spadaccino, esce in strada e si piazza in mezzo al vicolo, poi alza lo sguardo e vede l'enorme rettile che volteggia sopra la sua testa. La sua gola sussulta mentre deglutisce a fatica. Da dove diavolo è spuntato fuori quel drago!?! Se non mi tolgo dalla strada, finisco arrosto!
Il mezzorco si guarda attorno alla ricerca di un posto dove proteggersi. Rientrare nella casa non è un'idea molto saggia: se il soffio della creatura ha incendiato il tetto dell'edificio, e la struttura potrebbe collassare da un momento all'altro. Oltre il piccolo giardino, però, c'è l'ingresso sul retro del rifugio Tulloch, che sembra decisamente più resistente.
Con un balzo Tsadok supera la staccionata e con poche, rapide falcate raggiunge la porta e la spalanca. Una feroce zaffata di cavolo lo investe; in mezzo alla stanza, tra pentole e fornelli, c'è un mezzorco con un grembiule lercio che sta rimestando un enorme pentolone di stufato. "Che c'è?" chiede il cuoco ringhiando. "Chi sei? Cosa vuoi?"
Quando l'odore di carne raggiunge le sue narici, il chierico dimentica per un momento il pericolo incombente, chiude la porta alle sue spalle e si passa una mano sulle labbra. "Quello è stufato!" esclama, mentre il suo stomaco, vuoto da troppo tempo, comincia a brontolare. "Posso assaggiare?"
Il cuoco gli lancia un'occhiataccia, poi il suo sguardo si fa preoccupato e si concentra sulla porta; seppur attutite, le urla della gente nella strada principale sono perfettamente udibili anche dalla cucina. "Cosa sta succedendo?"
Con un grugnito, Tsadok ignora i brontolii allo stomaco e, senza rispondere, supera il mezzorco ed entra nella stanza comune del rifugio. Una decina di teste si voltano a guardarlo, poi si girano dalla parte opposta quando la porta che dà sull'esterno si spalanca ed un tizio vestito di stracci entra tutto trafelato.
"Scappate!" urla a squarciagola. "C'è un drago!"
Come un sol uomo, la folla di senzatetto stipati nella sala si alza e comincia a correre scompostamente verso le uscite.

Anche Fiona, notando il naso all'insù di Tsadok, alza lo sguardo e vede il drago che volteggia nel cielo, pronto a scaricare un'altra ondata di fiamme. Le sue guance si fanno pallide e la fronte si iperla di sudore; dal suo petto scaturisce un urlo di terrore e le sue gambe, mosse solamente dall'istinto, iniziano a galoppare. La ladra corre fuori dal vicolo, si appoggia sul muro dietro l'angolo e chiude gli occhi per riprendere il controllo.
Miodrag, sulla porta della piccola casa, si volta di scatto ed osserva la mezzelfa urlare, incespicare sui propri piedi e lanciarsi verso la strada principale. Senza esitare le corre dietro e la raggiunge all'imbocco del vicolo. "Calmati! Perché stai urlando?"
Gli occhi di Fiona, fuori dalle orbite per la paura, si fissano sul volto interdetto dello spadaccino. La bocca si apre, ma nessuna parola riesce ad uscire dalla sua gola. Lottando contro l'istinto, che vorrebbe spingerla ad imbarcarsi su una nave e veleggiare lontano, Fiona gli afferra il mento e lo costringe a guardare in alto, verso il drago. Anche lo spadaccino sbianca, ma rimane fermo sulle ginocchia. "Ma che diamine! Quello è un drago!"
Davanti ai suoi occhi appare il suo compagno mago, che scompare subito dopo dietro le ali del bestione. "Zigfrid è lassù, insieme al drago!" esclama, poi i suoi occhi si stringono in due fessure. Dopo tutto quello che è successo, sono quasi certo che l'abbia evocato lui.
"Tranquilla, Fiona" esclama Miodrag, posando di nuovo gli occhi sulla compagna, "è sicuramente una creatura evocata da Zigfrid".
Fiona si sporge leggermente e impallidisce ancor più quando il drago le appare di nuovo davanti agli occhi. Il tetto della casa sta bruciando, alte fiamme si levano dalla copertura di legno. Non è un buon segno. L'unica reazione che il suo cervello le permette è un altro urlo.
"Le cose evocate da Zigfrid provocano sempre casini, tranquilla!"
"Tranquilla? TRANQUILLA?" urla Fiona, di rimando. "Quel bestione ha appena arrostito il tetto di quell'edificio! E per te devo stare tranquilla? Probabilmente Tsadok è già un mucchietto di cenere".

lunedì 17 aprile 2017

0275 - la morte viene dal cielo

Mentre Tsadok riaccosta quel che rimane della porta, Miodrag osserva l'interno della casa: un corto corridoio conduce ad una rampa di scale, sui lati si aprono due porte che danno su piccole stanze arredate con mobili vecchi e di infima qualità. Dopo una veloce occhiata per identificare eventuali aggressori, lo spadaccino inizia a salire i gradini a due a due. Raggiunto il pianerottolo, davanti a lui si para un altro corridoio con altre due stanze. Nessuna traccia di scale che salgono fino al tetto.
"Perché ti sei fermato?" chiede Tsadok, raggiungendo il compagno.
"Le scale terminano qui" esclama lo spadaccino, che alza lo sguardo alla ricerca di una botola. Il soffitto è scrostato, ma alla debole luce che filtra dagli scuri non sembrano esserci tracce di accessi o porticine nascoste. "Come cavolo ha fatto quel tizio a salire sul tetto?"
"Penso sia passato dall'esterno, magari sul retro c'è una scala" commenta il mezzorco. "E adesso che si fa?"
"O apriamo la finestra e ci arrampichiamo, o scendiamo e cerchiamo un modo per salire sul retro. Oppure..." aggiunge pensieroso, "dato che il soffitto non è molto alto, potremmo aprirci una via fino al tetto!"
Tsadok scoppia a ridere, poi torna serio di colpo. "Stai scherzando, vero? E poi come pensi di spiegarlo alla guardia cittadina?"
Miodrag sbuffa per il disappunto, riflette per un secondo quindi riprende le scale, dirigendosi verso la porta da cui lui ed il mezzorco sono appena entrati.
"Fiona!" urla lo spadaccino, affacciandosi all'esterno. "Non ci sono botole, devi pensarci tu!"
"Uffa, che rottura" sbotta la ladra, continuando a scrutare il tetto alla ricerca della sagoma dell'uomo. Dopo le ultime frecce, però, il tizio non si è più riaffacciato. "Non lo vedo!"

Le guardie che stanno accorrendo dalla strada principale alzano gli occhi e, senza fermarsi, osservano il mago sollevarsi da terra. "Ehi, tu! E' vietato lanciare incantamenti all'interno della città!"
"Vaelan e le sue stupide leggi" sibila a mezza voce Zigfrid, poi infila la mano in un borsello e lascia cadere in strada una decina di monete di rame. Un paio di ragazzi si gettano a terra ed iniziano ad afferrare il denaro, ma vengono allontanati in malo modo dai soldati, che si chinano per raccogliere le monete. Quello che sembra essere il capopattuglia alza la testa in direzione del mago. "Non te la caverai pagando questa multa!"
Zigfrid recupera una moneta d'argento e gliela lancia dritta in testa. "Questa dovrebbe coprire il rimanente, giusto?"
Sentendo le parole della mezzelfa, Zigfrid scruta il tetto e nota un uomo vestito di scuro, rintanato dietro al parapetto, che sta ricaricando la balestra. Le parole di un incantesimo fluiscono fuori dalla sua bocca, accompagnate da alcuni complessi segni tracciati con le dita.
Un enorme drago verde si materializza in cielo, sbatte le ali e rivolge la gigantesca testa in direzione del piccolo uomo. Gli occhi del poveretto si spalancano per il terrore, la balestra si alza ed il quadrello parte, conficcandosi nella pancia della creatura. La ferita non sanguina e l'unica reazione è un tremendo ruggito. Notando che l'attacco non ha sortito alcun effetto, l'uomo si alza in piedi e, costringendo le gambe a collaborare, si lancia di corsa verso la facciata che dà sul retro.
Zifrid abbassa lo sguardo e nota nel giardinetto sottostante un cavallo legato ad un palo, che soffia e scalpita per liberarsi. Le dita della mano destra disegnano degli archi nell'aria, mentre la mano sinistra si chiude a pugno. La testa del drago si ritira, le guance si gonfiano e, con un secco scatto in avanti, la bocca si spalanca facendo fuoriuscire un getto di acido e fiamme che investe l'uomo. La pelle del poveretto inizia a riempirsi di bolle e dai vestiti si sprigionano fiamme verdastre. Le gambe cedono e il corpo si accascia sul tetto; con le ultime energie rimaste, il seguace della Fredda Mano inizia a rotolare per cercare di spegnere il fuoco che lo sta divorando.

lunedì 10 aprile 2017

0274 - se non conosci la magia, prendi le scale

Zigfrid sbuca nella strada principale appena in tempo per vedere Miodrag sfoderare le armi e correre a perdifiato lungo la via, fermandosi ad osservare quello che gli si para davanti e lanciandosi poi dentro un vicolo. Anche da quella distanza si notano gli occhi socchiusi e l'espressione rabbiosa, chiaro segno di guai. Il mago accelera il passo e si dirige verso la stessa svolta che ha preso il suo compagno. Quando è ormai a meno di tre metri dall'incrocio, un paio di grida sovrastano lo scalpitio dei cavalli che tirano i carretti dei mercanti e le voci allegre dei ragazzi che giocano. Le teste di un paio di guardie, ferme accanto ad un piccolo negozio di pesce un paio di isolati più avanti, si voltano nella sua direzione. I soldati si lanciano un cenno d'intesa e si avviano lungo la strada per controllare l'origine del trambusto.
Io già lo so che questa volta finirà male pensa Zigfrid, infilando una mano in tasca. Con il distintivo fornito da Malika alto di fronte a sé, urla: "Guardie! Me ne occupo io, è tutto sotto controllo!"
I soldati, senza fermarsi, si lanciano un'occhiata perplessa e puntano verso di lui. Il mago scuote la testa, esasperato, poi raggiunto il vicolo osserva cosa sta succedendo: Miodrag e Tsadok si stanno riparando sotto all'intelaiatura di una porta; di fronte a loro due cadaveri riversi al suolo, le frecce che spuntano dai corpi come da un puntaspilli; Fiona, a pochi passi da lui sta ancora puntando l'arco verso il tetto dell'edificio alla sua destra.
Sì, finirà decisamente male pensa sbuffando, poi inizia a pronunciare le parole di un incantesimo. I suoi piedi si staccano da terra ed il suo corpo sale seguendo la parete del rifugio Tulloch.

Tsadok appoggia di nuovo le mani sulla spalla di Miodrag ed inizia a pronunciare una nuova invocazione, ma il compagno lo ferma: "Sto bene, pensa al tipo sul tetto!"
"E come faccio ad affrontarlo?" ribatte ringhiando il mezzorco. "Ho solo la mia ascia!" esclama, poi alza lo sguardo ed osserva la parete alle sue spalle. "E se sfondassimo la porta e raggiungessimo il tetto anche noi?"
"Ottima idea!" commenta lo spadaccino, poi aggiunge: "Ma prima proviamo a vedere se è effettivamente chiusa".
La maniglia gira a vuoto, quindi Miodrag si scansa e fa un cenno a Tsadok. "La mia spalla è ancora dolorante, sfondala tu".
Il mezzorco si sposta quel tanto che basta per poter roteare l'ascia e sente un rumore sordo provenire dall'alto. Un quadrello si pianta sul terreno a pochi centimetri da lui; Tsadok, ignorando il pericolo, cala la sua arma sulla porta e la apre in due.
"Lo tengo occupato io!" esclama Fiona, scagliando altre frecce verso il tetto. La figura si scansa appena in tempo, evitando di essere colpito. "Dannazione!" sbotta la ladra, afferrando un'altra freccia e tenendosi pronta a scoccare di nuovo.
Tsadok e Miodrag, dopo un ultimo sguardo alla compagna, si infilano nel buio della casa alla ricerca delle scale.

lunedì 3 aprile 2017

0273 - bersaglio ai piani alti

Lo spadaccino osserva il volto senza di vita di Petar, poi alza lo sguardo e scruta il giardino di fronte a sé alla ricerca dell'elfo. "Dov'è finito!?!"
"Non ne ho idea" risponde distrattamente Tsadok, con gli occhi ancora fissi sui due cadaveri.
I due avvertono un colpo secco, come lo schiocco di una frusta, seguito da un sibilo. Un quadrello si pianta in profondità nella spalla di Miodrag, che serra i denti per evitare di gridare dal dolore.
Tsadok osserva l'asta che vibra accanto alla testa del compagno, poi alza lo sguardo verso il tetto dell'edificio. Una figura si staglia sullo sfondo del cielo, poi scompare dietro il cornicione. "Ce n'è un altro sul tetto!" esclama, afferrando lo spadaccino per il braccio e trascinandolo nello scanso della porta.
Miodrag si acquatta, stringe i denti, afferra il quadrello e con uno strattone lo estrae dalla ferita. Un fiotto di sangue schizza a bagnare le assi di legno. "Argh! Che male!"
Il mezzorco appoggia la mano sulla spalla dello spadaccino ed innalza una preghiera al cielo. Le sue mani si illuminano di una luce biancastra mentre la ferita prima smette di sanguinare, poi si richiude. "Per il momento non posso fare più di così".
"Grazie" mormora Miodrag, piegando il braccio per controllare se la ferita gli ha provocato qualche danno ai tendini ed alla muscolatura. A parte un lieve formicolio, sembra tutto a posto. "Ora però siamo bloccati qui sotto. Qualche idea su come sbarazzarci di quel tipo?" chiede a Tsadok, poi, non ricevendo risposta, si volta verso Fiona e le fa un cenno eloquente: abbattilo.
La ladra annuisce, poi alza lo sguardo e sonda i tetti. La sagoma di un uomo si sta sporgendo in cerca di bersagli sotto di sé, la balestra puntata verso il terreno. La mezzelfa fa un respiro profondo, chiude l'occhio sinistro, incocca una freccia e mira in alto, puntando alla testa dell'uomo. Le sue dita lasciano la presa sulla corda poi corrono veloci alla faretra, incoccando e scagliando in rapida successione altre due frecce. Una rimbalza sul muretto di pietra e ricade a terra, le altre due si piantano nella spalla e nel braccio dell'uomo, che arretra sparendo alla vista. "L'ho preso!" esclama, poi aggiunge con una nota di disappunto: "Ma non so se sia morto".

lunedì 20 marzo 2017

0272 - un altro fantasma dal passato

Miodrag osserva per un attimo il cadavere coperto di sangue della gnoma, quindi alza gli occhi e nota altre due figure oltre il basso steccato; una è allampanata, e sfoggia delle vistose orecchie a punta. L'altra è più bassa e decisamente più magra. Lo spadaccino non fa fatica ad identificarlo: è Petar, il compagno di Ronika che l'ha aiutata a fuggire dalla prigione di Assur.
"Petar, pensateci voi" esclama l'elfo, poi inizia a gesticolare pronunciando un complesso incantesimo. Una stella rossa brucia il terreno attorno ai suoi piedi, disegnando una stella circondata da strani simboli. Una nuvola di fumo nerastro avvolge la figura, che svanisce nel nulla.
"Con sommo piacere" ribatte Petar, stappando una boccetta e tracannando il contenuto in una sola sorsata. La testa del ragazzo si volta verso Miodrag, mentre la sua sagoma si sfuoca e scompare del tutto. Rapidi passi risuonano nel vicolo, poi la figura ricompare di fronte allo spadaccino. Un ghigno crudele compare sul suo volto mentre un pugnale si fa strada tra gli strati di cuoio dell'armatura del suo avversario.
"Tutto qui quello che sai fare?" replica Miodrag, arretrando di un passo e alzando la sua spada. Due precisi fendenti tagliano i vestiti e le corde che tengono insieme il corpetto di cuoio del ragazzo, raggiungendo il torace e segnando la sua carne. Rivoli di sangue scorrono dalle ferite, coprendo il ventre di rosso e gocciolando fino a terra.

Tsadok, ripresosi dallo stupore iniziale, afferra l'ascia e urlando come un ossesso si scaglia contro il ragazzo. La sua foga, però, non gli permette di prendere accuratamente la mira e la lama manca la testa di un paio di centimetri, tagliando solamente qualche capello.
La testa di Petar si volta di scatto verso il suo nuovo avversario, poi la sua espressione risoluta lascia il posto allo stupore mentre la bocca si apre in una O sorda. La sua mano si alza lentamente verso il collo, ma non riesce a raggiungere la freccia che si è appena piantata nella sua giugulare, trapassandolo da parte a parte. Senza un grido, il ragazzo si accascia a terra accanto a Ronika.

lunedì 6 marzo 2017

0271 - tutto in una frazione di secondo

Ad un paio di metri dalla staccionata, lo sguardo di Miodrag viene attirato da una porta dall'altra parte del vicolo, nascosta alla vista da una rientranza tra due case.
Lo spadaccino si ferma a riflettere. Il cancelletto al centro della bassa palizzata non sembra aperto e la porta è leggermente più vicina; è probabile che i due si siano infilati in quella casa invece di entrare nel piccolo cortile. Meglio controllare.
Miodrag allunga una mano verso la maniglia della porta, ma si ferma quando nota un movimento alla sua destra, nella direzione da cui è arrivato. Sospira quando nota le sagome di Fiona e Tsadok, illuminate dal sole, che si fermano ed attendono un suo cenno per avanzare. Lo spadaccino indica la porta, poi ruota la maniglia. La porta, chiusa a chiave, non si muove di un millimetro.
"Chi è quello?" sente dietro di sé, alle sue spalle. E' una voce maschile, già sentita, ma lo spadaccino non riesce ad associarla a nessun volto.
"Non può essere..." ribatte la familiare voce di Ronika.
Miodrag si volta di scatto e vede la piccola figura della gnoma saltare la staccionata con una piroetta e lanciarglisi contro. Un bagliore attira la sua attenzione e, prima che il suo cervello registri la fonte del riflesso, il suo corpo agisce d'istinto, spostandosi sulla destra.
Il pugnale si infila tra le maglie dell'armatura, raggiungendolo al fianco e penetrando a fondo nella carne. Un rivolo di sangue inizia a scendergli lungo la gamba, inzaccherandogli i pantaloni. La fitta di dolore, però, non riesce a impedirgli di pensare che, se non fosse stato per il suo istinto, la lama l'avrebbe raggiunto qualche centimetro più a destra. Proprio all'altezza del fegato.
Sul volto di Miodrag compare un ghigno compiaciuto, gli occhi brillano di euforia. Finalmente ha la possibilità di vendicarsi dell'onta di essersi fatto sfuggire la piccola ladra.
Con la mano sinistra colpisce il polso della gnoma, allontanando il coltello, quindi rotea la spada in una serie di rapidi fendenti. Ronika salta indietro, senza però riuscire ad evitare i colpi: la lama taglia il corpetto di cuoio ed incide in profondità la pelle. Una smorfia di dolore compare sul suo volto, mentre allarga le braccia per mantenere l'equilibrio.

Tsadok rimane paralizzato alla vista della piccola furia che affonda il pugnale nel compagno. Fiona, invece, impugna l'arco ed incocca una freccia. Se volessi prenderla viva, dovrei abbattere prima Miodrag riflette, alzando l'arco e puntando il bersaglio. La corda si tende e l'occhio si allinea alla punta della freccia. In una frazione di secondo, la mezzelfa riesce ad individuare una fessura nell'armatura della donna.
Ora!
Fiona lascia andare la corda e la freccia saetta in avanti, infilandosi appena sopra uno dei borselli legati alla vita di Ronika, bucandole la pancia e trapassandole il fianco da parte a parte.
Gli occhi della gnoma si spalancano, mentre la mano scende a toccare la ferita. Le sue dita, coperte di sangue, sono l'ultima cosa che la seguace della Fredda Mano vede prima di crollare a terra esanime.

lunedì 27 febbraio 2017

0270 - poche opzioni

La parete del rifugio Tulloch scorre veloce accanto a Miodrag. Lo spadaccino non nota la polvere alzata dai suoi passi, lo stridore della lama quando gratta sul terreno, lo sguardo dei passanti che si ritraggono impauriti; la sua attenzione è concentrata sul vicolo che si apre sulla sinistra, pochi metri più avanti, e su quello che lo aspetta oltre il muro.
Miodrag sfiora l'angolo ed entra nel vicolo, pronto a scagliarsi contro la gnoma ed il suo alleato. Il suo sguardo scruta le poche ombre gettate dai tetti e dalle casse disposte alla rinfusa più avanti, vicino all'uscita. Nella stradina non c'è nessuno.
Un piccolo spiazzo si apre oltre il rifugio, delimitato da una staccionata sotto la quale spuntano pochi steli d'erba secchi. Alcuni rampicanti si aggrappano strenuamente a dei paletti piantati nel terreno, altri arbusti dalle foglie marroni lottano tra la vita e la siccità. La volontà di avere verdura fresca per i visitatori del rifugio si è scontrata con il clima arido del deserto e l'incuria sembra aver fatto il resto.
Quei due non possono essere spariti riflette Miodrag, chinandosi e controllando le tracce sul terreno. I passi sono confusi, persi in mezzo a mille altre impronte. Non è plausibile che abbiano attraversato l'intero vicolo, quindi l'unica opzione è il giardino.
Lo spadaccino si rialza e, spada dritta di fronte a sé, avanza verso la staccionata.

lunedì 20 febbraio 2017

0269 - esplosione di rabbia

"Mi vuoi spiegare che ti è pres-" esclama Miodrag, poi arretra vedendo gonfiarsi i muscoli del collo di Tsadok. "Ehi! Sono io!"
"Mi hai colto di sorpresa" sospira il mezzorco, cercando di calmarsi.
Fiona raggiunge i due e, tentando di riprendere fiato, osserva perplessa la scena. "... certo che corri veloce!"
"Quindi?" chiede di nuovo lo spadaccino. "Perché sei corso via?"
"L'hai vista?"
"Chi avrei dovuto vedere? Chi stavi seguendo?"
"Rani... Rona..." esclama balbettando Tsadok, faticando a ricordarsi il nome esatto della gnoma. "Ronika!"
Gli occhi di Miodrag si spalancano di colpo, il respiro si fa pesante ed il volto si colora di rosso. "Ronika la gnoma? Quella che è scappata dalla guarnigione di Assur?"
"Proprio lei!"
Le vene del collo di Miodrag si gonfiano, pompando sangue al cervello; le narici, ormai completamente dilatate, inspirano svariati metri cubi d'aria nel tentativo di fornire ossigeno al cervello; la palpebra destra inizia a ballare in preda ad un tic nervoso, vibrando in sincrono con la giugulare.
"E stava parlando con un elfo, direi il padrone di quella bettola" aggiunge Tsadok, osservando il volto paonazzo del compagno.
"Intendi Ramesh?" interviene Fiona.
"Dove... dove..." balbetta lo spadaccino, lottando con sé stesso nel tentativo di formulare una frase completa. "Dov'è andata quella carogna?"
"Di là" risponde Tsadok, indicando la stradina che costeggia il rifugio, a circa una cinquantina di metri dalla loro posizione.
Fiona osserva nella direzione indicata dall'indice del mezzorco, quindi si volta di nuovo verso i compagni. "Beh, direi di non ucciderla. La intrappoliamo e ci facciamo dire tutto quello che sa".
Miodrag, incapace di sentire le parole della mezzelfa, estrae la spada e si lancia in avanti, puntando il vicolo e chinandosi in avanti per fendere meglio l'aria. Squarterò quella sgualdrina, rimetterò insieme i suoi pezzi e poi la brucerò.

La ladra osserva la schiena dello spadaccino, poi si volta verso Tsadok.
"Sai, vero, che questa potrebbe essere la nostra ultima occasione per capire qualcosa sulla Fredda Mano?"
"Mi sa che hai ragione!"
"Quindi è necessario fermare Miodrag prima che le interiora di Ronika finiscano sparse per il vicolo".
"Decisamente".
Dopo uno sguardo d'intesa, si gettano all'inseguimento del compagno.

lunedì 13 febbraio 2017

0268 - spiare oltre il muro

Tsadok si ferma all'uscita dell'ennesimo vicolo col fiato corto, ruotando la testa a destra ed a sinistra e scrutando tutte le possibili vie di fuga alla ricerca della bassa sagoma di Ronika. Un carretto trainato da cavalli percorre pigramente la strada, diretto verso la punta della Lama; il cocchiere accenna un saluto verso un drappello di guardie, intente a discutere con un paio di uomini di fronte ad una bottega, e riceve in cambio una frettoloso gesto con la mano da uno dei soldati.
Il mezzorco si raddrizza e si appoggia alla parete, cercando di non attirare l'attenzione delle guardie. Non appena il carretto lo supera, un uomo esce da un vicolo poco distante, fermandosi in mezzo alla strada e guardando scocciato alle proprie spalle. Dopo aver scosso la testa, si volta ed a passo svelto supera Tsadok.
"... che modi! E non si è manco scusata" borbotta tra sé e sé.
Il mezzorco sorride ed attraversa la strada, infilandosi nello stretto e buio vicolo. Una figura si staglia in fondo, poi scompare svoltando a destra. Tsadok si getta di nuovo all'inseguimento.

Zigfrid osserva le schiene dei suoi compagni scomparire dietro la tenda di una bancarella, per poi riapparire di sfuggita nel vicolo accanto. Sembra stiano zigzagando tra i vicoli, evitando le strade più battute.
Sono diretti nella Lama del Lavoro pensa, valutando attentamente gli spostamenti. Se prendo questa svolta e proseguo per la via principale, dovrei raggiungerli senza fatica.
Accompagnando i passi con il bastone, il piccolo halfling si fa largo tra la folla, diretto verso il quartiere più povero della città.

Tsadok appoggia una mano sullo spigolo di un muro, cercando di sbirciare oltre senza essere notato. Ronika è ferma davanti al rifugio Tulloch e sta attendendo che qualcuno esca dalla porta. Il mezzorco si ritrae quando Ronika si volta nella sua direzione, poi si sporge di nuovo quando sente delle voci.
La gnoma sta discutendo animatamente con un uomo alto e dalle orecchie a punta, ma le parole non arrivano fino al vicolo. Tsadok osserva per qualche secondo le due figure, indeciso se correr loro incontro o attendere ancora un po', poi nota che i due di colpo gli voltano le spalle e, dopo una decina di passi, svicolano dietro il rifugio.
Non posso farmela scappare pensa, staccandosi dal muro e muovendo un passo verso la strada. Poi un brivido gelido gli scende lungo la schiena quando sente una mano afferrargli l'avambraccio.

lunedì 6 febbraio 2017

0267 - inizia l'inseguimento

Tsadok si alza di scatto e inizia a correre verso l'altro lato della piazza, facendosi largo a spintoni tra la folla. Un paio di donne si fanno da parte, evitando per un soffio di essere travolte; una terza, colta di sorpresa, viene urtata dalle grosse braccia del mezzorco e finisce addosso ad uno dei pali che sorreggono la tenda di una bancarella.
"Ehi, cafone! Potresti anche scusarti, sai?" gli urla dietro il mercante, mentre si fa largo tra le merci per andare ad aiutare la malcapitata.
"Scusi, sono di fretta" risponde senza voltarsi Tsadok, evitando con una torsione delle spalle di centrare in pieno la sponda di un carretto. Dopo pochi metri la stretta via si allarga, immettendosi in una piazzetta bruciata dal sole. Il mezzorco si ferma ed osserva le persone attorno a sé, cercando di individuare la donna.
"Dannazione, non può essere sparita" mormora a mezza voce, mordendosi un labbro. Poi coglie un movimento sulla destra, a meno di una ventina di metri: Ronika passa tra due bancarelle e si infila in un vicolo.
"Ora non mi scappi!" ringhia, gettandosi di nuovo all'inseguimento.

"Ma cos-" esclama Miodrag, perdendo la presa sul braccio di Tsadok. Il suo ginocchio destro si piega di scatto all'indietro, fornendogli un appoggio meno precario ed evitando di finire di nuovo a terra. Lo spadaccino afferra uno dei tiranti della tenda sotto cui si trova e, con una piccola spinta, si rialza, girandosi poi in direzione della schiena del mezzorco.
"Dove diavolo stai correndo?" grida, sperando che il compagno riesca a sentirlo.
La voce di Tsadok si perde nel chiasso della piazza, coperta dall'urlo di una donna travolta dallo stesso mezzorco e dai successivi insulti di un mercante, che accorre in aiuto della donna.
Miodrag e Fiona si lanciano a vicenda uno sguardo interrogativo, poi cominciano a correre dietro al compagno.
"Hai capito dove sta correndo?" chiede lo spadaccino.
"Se ho sentito bene, ha detto di aver avuto un miraggio".
"Ottimo, il caldo ha colpito di nuovo" borbotta Miodrag, scartando a destra per evitare di travolgere un mercante con un braccio un grosso sacco.
Fiona sorride, aggirando lo stesso uomo dall'altro lato e rimanendo vicino al compagno.

Zigfrid, rimasto da solo, scuote la testa esasperato. Possibile che non ci sia mai un attimo di riposo? pensa, incamminandosi senza fretta nella stessa direzione degli altri tre. Però non voglio perdermi il momento in cui quel bisonte si caccerà nei guai!

lunedì 23 gennaio 2017

0266 - un fantasma dal passato

Miodrag allunga il passo e taglia la strada al mago. "Non sarebbe meglio, prima, disfarci di un po' delle cose che abbiamo recuperato nell'ultimo viaggio? Ho anche bisogno di una nuova spada, dato che la mia è rimasta nel deserto".
Gli occhi di Zigfrid scrutano la figura dello spadaccino: l'uovo appeso al collo, la borsa magica piena della pelle del behir che penzola sopra il fodero vuoto, varie cinture piene di pozioni tenute a tracolla e allacciate in vita. "Va bene, va bene" sospira, "però sbrighiamoci".
"Io ho bisogno di appartarmi un attimo con Fiona" esclama Tsadok, "per una... questione personale".
Le sopracciglia di Zigfrid si alzano di scatto, mentre sul suo volto si disegna un'espressione di disgusto. "Un mezzorco ed una mezzelfa! Che schifo! Dove andremo a finire..."
I pensieri maschili puntano sempre lì pensa Fiona, sospirando per il sollievo. Nessuno sembra aver fatto caso allo sguardo che il mezzorco ha lanciato alla sua borsa, piena delle monete trafugate dalla tana del behir. Il loro segreto per il momento è al sicuro, ma non lo sarà per molto se Tsadok continua a farne cenno. "Ne possiamo parlare dopo, di certo non in mezzo a tutta questa gente!" esclama, senza commentare la battutina del mago.
"Bah, contenti voi..." borbotta il mago riprendendo a camminare e puntando, questa volta, in direzione del mercato.

I molteplici odori di frutta, spezie, pesce sotto sale e carni esotiche si mescolano riempiendo l'aria della piazza del mercato. Una piccola folla si sposta di ombra in ombra, tentando di fare i propri acquisti senza per questo prendersi un'insolazione. Le voci dei venditori che pubblicizzano la propria merce si confondono con le grida dei bambini che si rincorrono e delle rispettive madri che urlano per richiamarli all'ordine.
"Direi di iniziare dalla vendita delle pozioni" propone Miodrag, posizionandosi in testa al gruppo.
"Ottima idea" commenta Tsadok, guardandosi attorno alla ricerca di un'erboristeria o di un alchimista.
"Poi vediamo di capire cosa si può ricavare dalla pelle del behir" aggiunge lo spadaccino, voltandosi e regalando ai compagni un largo sorriso.
"Attent-" esclama Fiona, notando il suo piede infilarsi sotto una delle corde che fissano la tenda alla loro destra. Allunga di scatto un braccio per afferrare il compagno, ma ormai è tardi. Miodrag inciampa e finisce di schiena su una balla di fieno. La paglia si sparpaglia in tutte le direzioni, attutendo la caduta ed evitandogli spiacevoli conseguenze.
"Farsi fregare da una corda tesa! Che tordo!" esclama Tsadok, ridendo sguaiatamente e allungando una mano per aiutare il compagno a rialzarsi. Miodrag, lamentandosi per il dolore, protende il braccio ma incontra solo l'aria; il mezzorco non sta più ridendo, concentrato ormai su qualcosa dall'altra parte della piazza. Una figura immersa tra le ombre di un vicolo, che dopo essersi guardata attorno si scosta dal muro e si dirige a passo svelto verso la strada che conduce alla Lama del Lavoro.
La sagoma sparisce tra le bancarelle, perdendosi tra la folla. Tsadok sbatte un paio di volte la palpebre, convincendosi che quello che ha visto sia solo il frutto di un'allucinazione; a volte la stanchezza gioca brutti scherzi. E invece no, la figura riappare, non è un'allucinazione. E assomiglia in modo impressionante a Ronika.

lunedì 16 gennaio 2017

0265 - la nuova casa di Ninkle

Il tempio di Gond si staglia tra gli altri edifici più bassi, possente e immutabile ai cambiamenti di Vaelan. L'attenzione del gruppo viene attirata dalla facciata di un piccolo tempietto, avvolta da alcuni teli e nascosta alla vista, poi Zigfrid punta le grosse porte, su cui elaborate foglie dorate coprono parzialmente le scure assi di legno, e varca la soglia, assaporando la frescura della navata principale.
Miodrag e Tsadok raggiungono il mago e si voltano ad osservare Fiona ferma sulla soglia, impegnata a rassicurare il piccolo goblin.
Quando la mezzelfa raggiunge i compagni, istintivamente rimuove il copricapo dalla testa di Ninkle, facendo sparire gli effetti magici del cappello.
Due sacerdoti guardiani si voltano ad osservare il gruppo e, notando la piccola creatura, si dirigono velocemente verso il gruppo; le mazze ferrate, non più legate alla cintura, scintillano tra le loro mani riflettendo la luce che giunge dal rosone.
Zigfrid nota il loro sguardo, torvo e pronto al combattimento, e abbozza un sorriso. "Le mazze vanno bene, però vi sconsiglio di usare le asce. Gli schizzi di sangue potrebbero arrivare fin sul soffitto".
Fiona si posiziona tra Ninkle ed i due chierici ed alza le mani. "Non attaccatelo, non è malvagio! Siamo qui proprio per lui!"
Uno dei due uomini alza un sopracciglio poi, pronunciando alcune semplici parole, evoca un incantesimo. Con gli occhi illuminati di una luce dorata, scruta il volto del piccolo goblin. Quando l'effetto si dissolve, anche l'altro sopracciglio raggiunge il compagno. "Il goblin, stranamente, non è malvagio" esclama, voltandosi verso l'altra guardia ed abbassando la mazza.
"Io lo sapevo!" esclama Fiona, mentre un gran sorriso le compare sulle labbra. "E' un goblin ed è un po'... limitato, ma non ha fatto del male a nessuno".
Un altro sacerdote, attirato dal trambusto, si avvicina. La tunica ricamata in oro ed il grande simbolo d'argento che gli pende sul petto lo identifica come un gran maestro. Il suo sguardo viene attirato da Tsadok, che alza la mano in segno di saluto. "Buongiorno, Tsadok. Cosa succede, di grazia?"
"Siamo qui per cercare qualcuno che possa istruire e gestire questo piccoletto" replica il mezzorco, facendo cenno al goblin di avanzare.
Quando nota che Ninkle, terrorizzato, rimane fermo a tremare, la mezzelfa lo spinge avanti verso il gran maestro. Questo avanza di un passo e si nasconde il volto tra le mani, mentre i suoi occhi sbirciano tra le dita l'espressione dell'uomo che ha di fronte.
"Non accade molto spesso che un goblin entri nel nostro tempio" tuona il sacerdote. "Per di più, un goblin dall'animo buono. E sia, gli daremo la vecchia cella di Tsadok e gli insegneremo un mestiere".
"Chiudetelo in cella, mi raccomando" borbotta Zigfrid, mimando il gesto con la mano.
Il gran maestro sorride. "Non abbiamo chiuso la porta a chiave nemmeno quando all'interno c'era lui..." esclama, indicando il mezzorco.
"Ma... Maestro! Cosa state insinuando?" sbotta Tsadok, visibilmente risentito, mentre i suoi compagni scoppiano a ridere. "Non le ho mai dato motivo per lamentarsi del mio comportamento! Dico bene?"
"Facciamo finta che sia così" replica il sacerdote, voltandosi poi a guardare gli altri avventurieri. "Ditemi, si è comportato bene?"
Prima che il mezzorco possa proferir parola, Zigfrid avanza e china il capo, indicando un punto con l'indice. "Vede questa cicatrice? E' comparsa quando il vostro confratello ha tentato di spiccarmi la testa dal collo nella sede della guardia cittadina di Assur".
"A mia discolpa posso dire che ha fatto di tutto per farmi uscire dai gangheri" mormora il mezzorco, rosso per l'imbarazzo.
"Noto che il nostro buon Tsadok non ha perso le sue abitudini" ridacchia il gran maestro. "E' un bene che possa contare su di voi. E che stia lontano dal tempio. Per il suo bene, intendo".
"Umpf" sbuffa il mezzorco, incrociando le braccia.
"Se qui abbiamo finito, abbiamo delle altre questioni da risolvere" esclama Zigfrid, voltandosi dopo uno sbrigativo saluto al gran maestro.
"Ninkle, vedi di fare il bravo e di imparare quello che questi sacerdoti ti insegneranno" esclama Fiona, inginocchiatasi davanti al piccolo goblin. "Ti prometto che ti verrò a trovare presto" aggiunge, rialzandosi.
"Tu... promette?"
"Sì, stai tranquillo! Non mi dimenticherò di te!" sorride la ladra, accennando un piccolo inchino in direzione del sacerdote e scattando per raggiungere i compagni. "Di che questioni stavi parlando?" chiede al mago, dopo averlo raggiunto.
"Volevo solo tornare nella nostra dimora" sbuffa l'halfling, ormai fuori dalla porta. "Ho bisogno di un po' di sonno. E di sapere che la nostra casa è ancora lì dove l'abbiamo lasciata".

mercoledì 11 gennaio 2017

0264 - addestramento e pazienza

"Perché sprecare la magia per... quello?" sibila schifato Zigfrid.
"Io rimango della mia idea" interviene Tsadok. "Farà le pulizie".
"Come ha già avuto modo di dire il tappo, i goblin non sanno cosa sia la pulizia" sentenzia Miodrag.
"Potremmo sempre insegnargli come si usa una scopa" propone Fiona. "Secondo me lui è disposto ad imparare!"
"Se dai una ramazza a quel... coso, non avrai più nemmeno un soprammobile integro" borbotta il mago, scuotendo vigorosamente la testa.
"Parlare con voi è inutile" sbotta la ladra. "Se non gli volete insegnare un mestiere, va bene. Ma non possiamo abbandonarlo a se stesso. Ninkle è cresciuto in schiavitù e, per come si è comportato finora, non si può difinirlo 'cattivo'. Il miglior modo per farlo integrare è evitare che faccia disastri, e quindi un po' di addestramento è d'obbligo. Bisogna affidarlo a qualcuno. Uno con molta pazienza, ovviamente".
"Dì la verità... tu hai delle conoscenze tra i goblin, vero?" mormora Zigfrid, socchiudendo gli occhi e fissandola di sbieco.
"Intendi un sacerdote, tipo quello che si è preso cura di Tsadok?" propone Miodrag, ignorando il commento del mago.
"Sì, oppure potrebbero insegnargli un mestiere anche alla bisca, dove abbiamo trovato le informazioni su Tinky" ribatte Fiona.
"Un goblin in mezzo agli halfling! Geniale!" sbuffa il mago, esasperato dalla direzione che sta prendendo la conversazione.
"Ah, già, erano halfling" replica con un sorrisetto la ladra. "Per me voi bassi siete tutti uguali..."
Zigfrid allunga il bastone per colpirle la caviglia, ma Fiona alza prontamente il ginocchio ed evita con facilità l'affondo.
"Dicevamo..." riprende il mago, rizzandosi e fissando negli occhi la mezzelfa. "Visto che non lo vuoi abbandonare, andiamo a parlare con i chierici di Gond. Forse lì sapranno come trattarlo".
"Bene" esclama Miodrag, soddisfatto di potersi sgranchire le gambe con una passeggiata. "Al massimo possiamo minacciarli di restituire loro il nostro caro Tsadok..."
"Ehi!" sbotta il mezzorco. "Lì dentro mi vogliono bene!"
"Sì, sì, come no" mormora Zigfrid, dirigendosi verso il quartiere dei templi.