venerdì 29 aprile 2016

0236 - un vecchio ponticello

Zigfrid raggiunge il corto ponte di legno e, tenendosi le vesti mosse dal vento che soffia dalle profondità della terra, guarda giù. La luce delle torce che filtra dalla porta illumina le pareti di roccia per alcuni metri, poi i suoi occhi incontrano solo il buio.
"Dev'essere bello profondo" mormora tra sé e sé.
"Vediamo quanto" esclama Fiona, recuperando una moneta di rame dal borsello e facendola cadere oltre il parapetto di corda. Il piccolo dischetto luccicante sparisce nella gola senza emettere alcun suono.
Se cado giù, ci rimango secco pensa il mago, poi si alza e sorride ai propri compagni. "Prego" esclama, invitandoli con un gesto ad avanzare.
Tsadok si avvicina al ponte e ne saggia la resistenza battendo un piede sulla prima asse. Le corde sussultano ed un po' di polvere scivola nella gola, ma il ponte sembra reggere.
Miodrag, per nulla convinto, ritorna nella sala e raggiunge uno janni che sta osservando il gruppo, in attesa di vedere se riuscirà a oltrepassare l'arcata o meno. "Voi avete detto che siete andati oltre il ponte, giusto?"
"" risponde laconico il genio.
"Quindi il ponte non cederà quando ci passeremo sopra, vero?" aggiunge lo spadaccino con sguardo interrogativo.
"Per i più esili tra voi direi proprio di no. Per quanto riguarda il vostro compagno mezzorco, però, non mi pronuncio".
Miodrag ringrazia con un cenno della testa e torna dai compagni. "I janni dicono che il ponte regge".
Fiona scrolla le spalle ed avanza. Dopo qualche passo, raggiunge sana e salva l'altro corridoio oltre la voragine. Ninkle le si fionda dietro, avanzando a passi incerti ed aggrappandosi al cordame, ma ben deciso a raggiungere la sua salvatrice.
"Bene" esclama soddisfatto Zigfrid, poi oltrepassa il ponte e raggiunge la ladra.
"Tu per ultimo" esclama Miodrag guardando Tsadok, poi con un paio di balzi supera il corto ponticello.
Il mezzorco fissa perplesso il compagno, poi appoggia il piede sulla prima asse e vi sposta il peso sopra. Il legno comincia a gemere, ma regge tranquillamente il suo peso.
"Per fortuna" mormora lo spadaccino, osservando il compagno raggiungere sano e salvo il resto del gruppo.

"Stavo pensando una cosa" mormora Fiona a mezza voce. "Quelli che tenevano prigioniero Ninkle avevano in mano una mappa che indicava questo posto. Secondo voi stavano cercando l'artefatto che i geni ci hanno mandato a recuperare?"
"Probabilmente sì" risponde Zigfrid, esaminando i glifi luminosi incisi sull'arcata di pietra.
"Io invece mi chiedo perché un mago abbia raggiunto un altro piano, rubato la boccetta, costruito questa piccola fortezza a prova di genio ed alla fine ci abbia nascosto dentro l'artefatto" esclama Miodrag. "Tutto per un semplice veleno".
"Un veleno che uccide chiunque ti sembra una cosa da nulla?" chiede il mago. "Comunque non è detto che abbia solo quelle proprietà".
"Continuo a ritenerlo uno spreco di tempo e risorse" borbotta lo spadaccino.
Zigfrid gli lancia un'occhiata in tralice, poi finisce di esaminare i segni magici. "E' un potente incantesimo di abiurazione. Troppo complesso da togliere" commenta ad alta voce. "Non dovrebbe avere effetti sulle creature del piano materiale, comunque".
"Ottimo" esclama Tsadok, oltrepassando l'arcata e raggiungendo il corridoio dietro ad essa.

mercoledì 27 aprile 2016

0235 - la decisione viene presa

"Nel caso ne aveste bisogno, potremmo portarvi noi il prezioso liquido" interviene Sorus. "Inoltre possiamo ricompensarvi con mille monete d'oro a testa e due pergamene di teletrasporto".
"Questo mi pare un ottimo affare!" esclama Tsadok, sorridendo. "Quattromila monete d'oro non sono poi così male".
Fiona tossisce. "Cinquemila".
Zigfrid le lancia un'occhiata in tralice. "Non pensarci nemmeno" sussurra. "Quel goblin pulcioso non otterrà nulla".
"Sì, invece".
"No".
"".
"Ok" sbuffa il mago. "Gli daremo cinque monete d'oro".
"Monete d'oro al goblin?" ridacchia Miodrag. "Poi si monterà la testa".
"Meglio dargli monete di rame" propone Tsadok.
"Non provateci" sibila Fiona, minacciando i compagni con lo sguardo. "Ninkle avrà le sue monete".
"... dove volete" conclude Azura, senza rendersi conto che nessuno la sta più ascoltando.
Zigfrid si volta di scatto verso il genio. "Scusi, come ha detto?"
"Ho detto che, una volta recuperato l'artefatto, vi teletrasportemo ovunque vogliate" ripete Azura, sospirando.
"Grazie mille, sua ariosità" esclama Zigfrid, accennando un inchino.
Miodrag osserva il volto dei sui compagni, tutti convinti ad accettare l'impresa, poi si rivolge ai geni. "Non è che potremmo avere solo un passaggio fino a Vaelan?"
"Non ci daranno alcun passaggio se non gli procuriamo l'artefatto" sibila il mago, assentandogli una gomitata allo stomaco.
"Promettiamo di tornare!" esclama lo spadaccino, massaggiandosi i muscoli indolenziti.
"Ci metteremo più di un mese a tornare" commenta Fiona, scuotendo la testa.
"Se ci teletrasportassero no".
"Sì! E perché dovrebbero essere così generosi da regalarci un passaggio?" interviene Zigfrid.
"Gli lasciamo qualcosa in cambio" propone Miodrag.
"Il goblin?" esclamano in coro l'halfling ed il mezzorco.
"State scherzando, vero?" sibila Fiona, lanciando loro uno sguardo truce. I due ridacchiano, osservando il piccolo goblin che si fa piccolo piccolo dietro alla ladra.
"Abbiamo bisogno di equipaggiamento" continua lo spadaccino, imperterrito.
"Ma se siamo abbiamo già tutto quello che ci serve, perché tornare indietro?" esclama Tsadok.
"A me manca una spada" ribatte Miodrag. "E ti ricordo che sto girando con un delicato uovo a tracolla".
"Queste sono scelte personali" sghignazza Zigfrid.
"Potresti lasciarglielo qua" propone Fiona. "Non penso che i geni siano interessati al tuo prezioso tesoro".
Tsadok si schiarisce la voce, poi fa un goffo inchino in direzione dei tre djinni. "Siete disposti a conservare l'uovo del mio amico fino al nostro ritorno?"
"E' una richiesta accettabile" tuona Sorus. "Affidatelo pure ad uno janni".
"Problema risolto" esclama il mezzorco, voltandosi verso i compagni. "Andiamo?"
"Finalmente" sospira Zigfrid, muovendosi verso la porta.
Tsadok e Fiona, con Ninkle al seguito, raggiungono il mago ed oltrepassano il varco, diretti verso il piccolo ponticello.
Miodrag sbuffa, poi si avvicina ad uno dei geni con i capelli che sfidano la forza di gravità, lo fissa con occhi socchiusi e gli porge l'uovo. "Mi raccomando, mi aspetto di ritrovarlo integro".
"Ovviamente" risponde il janni con una smorfia, prendendo poi l'uovo ed appoggiandolo su una coltre di paglia che compare dal nulla.

venerdì 22 aprile 2016

0234 - è chiedere troppo?

Nella stanza cala il silenzio. I tre djinni fissano il volto della mezzelfa, tranquilla nonostante la tensione nata dopo la sua richiesta. Ad un tratto Tsadok si schiarisce la voce per attirare l'attenzione, poi si porta davanti al gruppo di avventurieri. "E allora quale sarebbe la nostra ricompensa per il favore che dovremmo farvi?"
"A parte il fatto di non averci uccisi" borbotta Fiona, incrociando le braccia.
"Chiedete pure, vedremo se potremo accontentarvi" risponde Azura.
La vita di un genio è di gran lunga maggiore della nostra riflette Zigfrid. Forse questo potrà tornarci utile.
Il mago scosta il mezzorco e prende parola. "Vostra ariosità, concedeteci l'artefatto per la durata della nostra vita" esclama con un sorriso, poi aggiunge: "Che è infinitamente più lunga della nostra".
Fiona si volta verso Miodrag. "Cosa fa quell'artefatto?" bisbiglia al suo orecchio.
"Non ne ho idea, forse lui ne sa di più".
I tre djinni si guardano, poi cominciano a confabulare fra loro; una serie di fischi, fruscii e flebili note riempie la sala. Per quanto Fiona tenda l'orecchio, non riesce a capire cosa si stanno dicendo.
"Io piuttosto chiederei cinquantamila monete d'oro a testa" mormora Tsadok, avvicinandosi. "Se l'artefatto per loro è così importante, saranno disposti a pagare. O no?"
"E come pensi di portarle a Vaelan?" ribatte la ladra. "Ci aspettano sedici giorni di marcia".
Zigfrid fa un cenno con la mano intimando loro di stare zitti, quindi attende la risposta dei tre esterni.
"Cosa avreste intenzione di farne?" chiede Azura.
"In primis, servirà per imparare" risponde subito il mago. "Sono uno studioso di magia".
"La Lacrima di Volaris è un liquido che si rigenera nel corso degli anni" spiega Sorus. "Nel nostro mondo è l'eredità legittima di uno dei nostri regnanti e ne vengono usate poche gocce per siglare i contratti regali e promulgare le leggi. Ha valenza su tutto il piano dell'aria".
"Che ne dite di una goccia a testa?" propone Zigfrid. "Non dovrebbe essere un problema, dato che si rigenera. E a noi basterà".
"Continuo a non capire che cosa ce ne fac..." inizia a dire Fiona, ma viene bloccata da un pezzo di carne essicata che Zigfrid le infila in bocca.
Ignorando lo sguardo carico di rabbia della compagna, il mago si volta di nuovo verso i geni. "Scusatela. Quindi? Potete accontentarci?"
"I miei compagni sono restii a concedervi la ricompensa che chiedete" esclama Azura, "soprattutto se non ci sono chiari i vostri scopi. Nel piano materiale la Lacrima di Volaris è un potentissimo acido velenoso. Il solo contatto brucia la carne umana. L'ingestione provoca inevitabilmente la morte".
"Avete voi intenzione di utilizzarlo per uccidere un vostro simile?" aggiunge Aros.
"Assolutamente no" risponde Zigfrid. "Il nostro unico scopo è lo studio. Inoltre, se in qualche futuro dovessimo raggiungere il vostro piano d'esistenza ed avessimo l'onore di parlare con il vostro signore, potremmo presentarci dinnanzi a lui in modo rispettabile".
"Nobile intento" esclama Azura.
"Non puoi chiedere qualcosa di più tangibile?" sussurra Tsadok all'orecchio del mago.
"Un mago non costruisce una struttura così complessa per nasconderci solo quella boccetta" sibila in risposta Zigfrid. "Nelle stanze più interne ci sarà sicuramente qualcos'altro di valore che non interessa a loro".
Sorus sussurra qualcosa all'orecchio della compagna, poi ritorna al suo posto, un paio di passi più indietro.
"Se volete possiamo fare questo accordo" tuona Azura. "Sorus propone di donarvi un bracciale che vi consenta di contattare uno di noi. Potreste avere bisogno di un aiuto, in futuro".
"Interessante" mormora Zigfrid, grattandosi il mento con l'indice. "Non è paragonabile, però, alla goccia che avevamo chiesto".

mercoledì 20 aprile 2016

0233 - contrattazioni

Azura sorride al piccolo halfling, poi annuisce a conferma delle sue parole. Mentre Zigfrid, immerso nei suoi pensieri, contempla i glifi incisi nell'arco di pietra, Tsadok fa un passo avanti e si schiarisce la voce. "Posso chiedere quanto grande è questo artefatto che state cercando di recuperare? Giusto per sapere quanto sarà complesso riportarlo indietro".
"Abbiamo gli zaini per portarlo fuori" commenta Fiona, guardando con sufficienza il compagno.
Tsadok ignora le parole della mezzelfa e continua a fissare il genio negli occhi. "Quanto è grande? Come uno scarafaggio? Un topo? Come la testa di Zigfrid? O è grande come quella?" aggiunge, indicando la statua che rappresenta l'aria nell'angolo della stanza alle spalle dei djinni.
"L'artefatto che ci è stato sottratto con l'inganno si chiama Lacrima di Volaris ed è contenuto in una bottiglia. Sul piano materiale dovrebbe avere le dimensioni..."
Prima che la donna finisca la frase, Zigfrid recupera una pozione e la alza sopra la testa. "Un contenitore tipo questo?"
"... di due vostri pugni" conclude Azura, scuotendo la testa.
"Ah, grande come un'ampolla di fuoco dell'alchimista" mormora Miodrag, recuperandone una dallo zaino e facendola vedere a tutti.
"Sì, più o meno di quelle dimensioni" conviene il genio.
"Come quel fuoco fatuo che abbiamo recuperato" mormora Fiona.
"Come la Candela di Myrkul" la corregge Zigfrid, poi alza la testa e sorride ad Azura. "Vostra ventosità, perdoni la mia... ingordigia. Quello che ci propone è di rischiare le nostre vite in un labirinto creato da un mago chissà quanto potente. Lo faremmo volentieri, per carità, ma al lato pratico sarebbe necessario concordare una ricompensa per il nostro disturbo".
"Abbiamo anche impegni urgenti che ci attendono in città" aggiunge Miodrag, guardando con un sospiro la porta alle sue spalle. Non ho la minima intenzione di rischiare la mia vita senza essere equipaggiato a dovere! Ho già rischiato troppe volte di morire...
"Se verremo adeguatamente ricompensati, i tuoi impegni possono anche aspettare" ribatte Tsadok.
"Sentiamo cosa sono disposti a fare per noi" commenta Fiona, lanciando un'occhiata carica di significato ai tre geni. "Se ci propongono una ricompensa importante, non vedo perché rifiutare".
"La tua obiezione mi piace" esclama il mezzorco. "Mi piacciono le ricompense importanti. D'altro canto, la nostra vita è importante".
Fiona si gira verso Azura ed allarga le braccia, alzando i palmi verso il cielo. "Nel nostro piano si dice che i geni esprimano dei desideri. Tre, di solito".
Lo sguardo di Sorus si incupisce, i suoi occhi diventano due sottili fessure. "Ti riferisci per caso a quella barbarie tipicamente umana di vincolare uno dei nostri confratelli, per quanto malvagi essi siano, dentro ad un contenitore e far esprimere loro dei desideri?"
Zigfrid si frappone tra la mezzelfa ed i geni, agitando le braccia per distogliere l'attenzione dalla compagna. "Sta parlando solo di storielle da bardi. Non è assolutamente nostra intenzione farlo!"
Sorus fissa il mago per dei lunghi secondi, poi il suo sguardo ritorna neutro. "Noi non esaudiamo desideri. Non ne abbiamo facoltà".
"Uffa" sbuffa Fiona. "Potevamo sistemarci per sempre".

lunedì 18 aprile 2016

0232 - blocco elementale

Miodrag lancia un'occhiata al Janni più vicino, quindi si sposta verso Zigfrid. "Ma non sono anche loro umani?"
"No" risponde seccato il mago.
"Con quei capelli? Ti pare?" aggiunge Fiona a bassa voce.
Zigfrid incrocia lo sguardo di Azura, le sorride poi accenna una riverenza. "Saremmo onorati di servire vostra genialità. Siamo a vostra disposizione".
"Calma, non essere avventato" esclama la ladra.
Il mago volge lo sguardo verso di lei, un lungo sospiro esce dalla sua bocca per tentare di mascherare la risata che gli sta nascendo nel petto; alla fine uno stentato sorriso compare sul suo volto. "Ottima uscita, te lo concedo. Molto sottile".
Azura osserva seria il volto degli avventurieri, come se non avesse colto la battuta, poi riprende a parlare. "Più di un secolo fa qualcuno è giunto sul piano elementale ed ha sottratto un artefatto al nostro signore; l'ha poi portato qui, sul piano materiale. Ora si trova dietro queste porte. Purtroppo chi ha costruito questo rifugio ha protetto la via d'accesso con un incantesimo che spedisce gli elementali sul proprio piano d'origine. Per noi è impossibile entrare".
"Noi, che siamo già sul nostro piano, possiamo invece oltrepassarla" conclude per lei Zigfrid.
I tre djinni annuiscono.
"E' esatto" esclama Azura. "Non conoscendo la conformazione delle stanze oltre questa porta, non abbiamo modo di teletrasportarci in sicurezza al di là di essa".
Aros si stacca dagli altri due djinni, raggiunge il fondo della sala e batte le mani. Le due spesse ante di pietra si aprono, rivelando un piccolo corridoio scavato nella roccia che conduce ad una voragine, attraversata da uno stretto ponticello in legno dall'aria pericolante. Il rumore del fiume sotterraneo che scorre parecchi metri più in basso si riversa nella stanza, assordando per un momento gli avventurieri. Dall'altra parte, a pochi passi dal bordo, si nota un arco di pietra su cui brillano alcune decorazioni finemente lavorate.
"Quindi sua ventosità ci sta proponendo di entrare lì e recuperare l'artefatto?" chiede Zigfrid, continuando a fissare i simboli magici.
"Immagino che l'autore del furto sia un mago esperto" commenta Miodrag. "E' riuscito a raggiungere il vostro piano, rubare l'oggetto e creare un sistema per tenervi alla larga".
"Potrebbe essere anche un ladro che aveva accesso al giusto portale" ribatte sarcasticamente Zigfrid.
"Siamo certi che l'autore del furto sia un mago. Sennò tutto questo non si spiegherebbe" esclama Sorus.
"Tutto questo cosa?" chiede Tsadok. "Non capisco".
"Sei il solito zuccone" sbotta Zigfrid. "Solo un mago avrebbe potuto creare una struttura sotterranea così complessa e proteggerla con incantesimi tanto potenti da tenere lontani i geni".

venerdì 15 aprile 2016

0231 - la soluzione del problema

Fiona, Tradok e Miodag si scambiano un'occhiata perplessa, poi imitano il loro compagno. Espressioni incredule compaiono sul volto di tutti: è il miglior vino che abbiano mai assaggiato.
Il genio sorride, poi si mentre gli avventurieri assaporano il delizioso nettare, si avvicina ai suoi simili per discutere. Sibili, fischi e folate di vento iniziano a riempire la stanza. Ad un certo punto Fiona si volta verso i tre djinni e cerca di tendere l'orecchio; la sua espressione corrucciata ed incuriosita richiama l'attenzione del mago. "Che ti succede?"
"Stanno parlando di noi" sussurra la ladra. "Dicono che siamo la soluzione".
Zigfrid spalanca gli occhi. "Tu parli l'auran?"
"Già. Non te l'avevo detto?"
Gli occhi del mago diventano due sottili fessure. "No".
All'improvviso nella grande sala cala il silenzio. I tre djinni si voltano verso gli avventurieri e scrutano impassibili i loro volti. Quando l'attesa è diventata ormai palpabile, il genio femminile prende la parola. "Confermate di essere umani e di provenire dal piano materiale? Non avete sangue elementale che scorre nelle vostre vene, giusto?"
"Siamo tutti nativi del piano materiale" conferma Zigfrid.
"Bene" esclama la possente voce femminile. "Per prima cosa, vorrei rimediare ad una nostra imperdonabile mancanza. Non ci siamo ancora presentati. Io sono Azura, il genio più anziano del concilio. Loro sono Aros e Sonus, due miei fratelli".
"Perdoni anche i nostri modi sgarbati, vostra geniosità. Io sono Zigfrid e questi sono i miei compagni di viaggio Tsadok, Fiona e Miodrag".
"Ed il piccolo sgorbio che vi portate appresso chi è?"
"Si chiama Ninkle" interviene la ladra prima che il mago possa ribattere.
Miodrag si guarda intorno, osservando gli altri geni dall'aspetto più umano che li circondano. "E loro chi sarebbero?"
"Sono i nostri servitori" risponde Azura. "Si occupano delle nostre esigenze e della nostra sicurezza".
"Com'è che riescono a fare quella... cosa con i capelli?" chiede lo spadaccino, osservando la chioma dei Janni che ondeggia verso l'alto.
"Quale cosa?" chiede Sorus, incuriosito.
"Niente, lasci perdere" si affretta a dire Miodrag, sorridendo imbarazzato.
La voce di Azura zittisce tutti. "Siamo qui riuniti per discutere di una questione che stiamo tentando di risolvere ormai da più di un secolo. Aros mi ha fatto notare che voi, abitanti del piano materiale, potreste essere... la soluzione che cerchiamo".

mercoledì 13 aprile 2016

0230 - rispetto per l'etichetta

"Che sta succedendo? Chi sono questi?" sussurra Fiona, affiancandosi a Zigfrid.
"Non l'ho ancora capito, so solo che sono geni della stirpe dei djinni, elementali dell'aria. Gli altri più piccoli, invece, sono dei Janni" ribatte a mezza voce il mago, poi si volta verso Tsadok. "Puoi anche tirare giù le mani, imbecille. Se avessero voluto farci del male ci avrebbero già attaccato".
Il chierico abbassa lentamente le braccia, osservando gli sguardi delle persone attorno a lui in attesa di una qualche reazione aggressiva. Nonostante molti dei Janni lo stiano fissando, nessuno muove un muscolo.
"Chi siete?" chiede la possente voce maschile di uno dei geni.
"Miseri avventurieri arrivati qui per caso, vostra genialità" risponde Zigfrid. "Siamo scesi qui sotto per ripararci dalla tempesta di sabbia che infuriava all'esterno".
"Le tempeste di sabbia non si evitano" esclama il genio. "Si cavalcano".
"Grazie per il suggerimento, vostra geniosità. Purtroppo siamo miseri umani, non siamo in grado di farlo".
"E che ci fanno degli umani in questo luogo?" chiede una seconda voce maschile, rimbombando fra le pareti dell'enorme stanza.
Zigfrid inarca un sopracciglio. "Sbaglio, o gliel'ho appena detto?" sussurra a Fiona evitando di muovere le labbra.
La ladra alza le spalle, poi lo invita a rispondere di nuovo.
"Come avevo già detto poc'anzi, ci siamo riparati qui per sfuggire alla tempesta".
"L'ingresso era sigillato" esclama la voce femminile che prima aveva invitato gli altri avventurieri ad avvicinarsi.
"Un banale enigma con quattro elementi" minimizza Zigfrid, inclinando la testa ed accennando un sorriso.
"Che voi avete risolto mentre infuriava la tempesta" continua la voce femminile, scrutando il volto del piccolo halfling.
"Era piuttosto semplice, in realtà".
"Siete riusciti ad entrare ed avete dimostrato il rispetto dovuto verso un concilio di geni".
Zigfrid si prostra in un leggero inchino. "Assolutamente, vostra geniosità".
"Sembra che alla fine non ci uccideranno" sussurra Fiona, avvicinandosi di un passo al mago.
"Perché dovremmo uccidervi?" esclama la prima voce maschile, facendo sobbalzare la ladra. "Noi geni abbiamo un udito molto fine" spiega poi, in tono conciliante.
"La scusi, sono gli elfi in generale che non hanno il cervello fino" esclama Zigfrid, rifilando una gomitata alla compagna che si scansa senza battere ciglio.
"Noi non uccidiamo per piacere" esclama la possente voce femminile del terzo genio.
"Mi sembra un ottimo principio" commenta il mago, accennando un altro inchino.
"Dato che siete miei ospiti, permettete che vi offra qualcosa".
Tutti percepiscono un flebile suono, come una musica portata dal vento, quindi notano uno dei Janni prostrarsi verso i tre djinni e scomparire in una nuovla di fumo. Dopo qualche secondo riappare con in mano un vassoio; sopra vi sono posati cinque calici vuoti.
"Grazie, vostra grazia" esclama Zigfrid afferrando un calice ed invitando tutti gli altri a fare altrettanto.
"Quindi?" mormora Tsadok. "Dobbiamo rimanere qui impalati con un bicchiere vuoto?"
"Stai fermo lì ed evita di romperlo" intima Miodrag, guardandolo storto.
Il djinn mormora alcune parole, accompagnandole con ampi gesti delle mani; del vino compare nei calici, riempiendoli quasi fino all'orlo.
"Alla vostra ventosa salute!" esclama Zigfrid, alzando il bicchiere e bevendo il contenuto tutto d'un fiato.

lunedì 11 aprile 2016

0229 - impossibile declinare l'invito

Quando la prima fila di guardie fa un passo verso la porta, il più alto tra i tre giganti ammantati di nebbia alza una mano e pronuncia qualcosa di incomprensibile. Una lieve brezza esce dalla stanza e raggiunge il volto di Zigfrid, irritandogli la punta del naso. Le figure si fermano ed abbassano la punta delle armi, rimanendo immobili ma continuando a fissare con malcelata ostilità la piccola figura dell'halfling.
Zigfrid si alza lentamente senza distogliere lo sguardo dal folto gruppo oltre la soglia, quindi si spolvera il vestito, si avvicina alla porta e fa un piccolo inchino. "Buonasera" esclama con voce squillante.
Una voce profonda rompe il silenzio. "Chi osa disturbare il concilio dei geni?"
"Mi scuso, noi non eravamo a conoscenza del fatto che ci fosse un concilio in corso, siamo profondamente dispiaciuti di avervi interrotto".
Un'altra voce, profonda come la precedente ma dal timbro femminile, si aggiunge alla prima. "Non ti vedo bene, ti prego quindi di avanzare di qualche passo".
Un brivido freddo corre lungo la schiena di Zigfrid. "Con tutto rispetto, sua geniosità, preferirei di no. Temo di arrecare ulteriore disturbo se entrassi nella vostra sala".
La voce femminile pronuncia alcune parole che il mago non riesce a comprendere, quindi tutti gli umani rinfoderano le armi e si dispongono in due file ordinate, creando un corridoio tra la porta ed i tre geni. Quando l'ultimo prende posizione, altre parole riempiono la sala, simili più al suono del vento che alla voce umana; un vortice d'aria si materializza sotto ai piedi del mago, cresce fino ad inglobare le sue corte gambe, quindi si alza ed inizia a trascinare il povero halfling verso il centro della stanza.
Miodrag allunga d'istinto il braccio per afferrare la gamba del compagno, ma quando tenta di oltrepassare il turbine la sua mano viene scagliata via, facendogli perdere l'equilibrio.
"Non fatevi scoprire, sennò perdiamo l'effetto sorpresa" sussurra Zigfrid, lanciando un'occhiata in tralice allo spadaccino disteso per terra.
Nonostante il terrore che paralizza le sue membra, Zigfrid riesce ad osservare la stanza; tre enormi statue si ergono agli angoli della grande sala, raffiguranti i simboli di acqua, aria e terra visti in precedenza, incisi sulla porta e sulle colonne all'esterno. Dove dovrebbe trovarsi la statua che rappresenta il fuoco c'è solo un cumulo di macerie.
Quando finalmente tocca terra, il mago allarga le braccia per evitare di cadere in avanti, poi si ricompone ed osserva i tre geni. "Grazie, non occorreva tutto ciò".
"Chi altro c'è dietro quella porta?" tuona la voce maschile, fissando intensamente il piccolo halfling.
"Solo un mio compagno, un guerriero dalla scarsissima intelligenza" risponde a denti stretti Zigfrid, poi si volta quando sente un tonfo alle sue spalle. Ninkle, dopo essere stato lanciato nella stanza da Tsadok, si alza tremante, osservando terrorizzato le numerose figure che lo stanno fissando.
Altre parole risuonano nella stanza, simili al vento che romba tra le rocce; l'anta della porta, che fino a quel momento era rimasta chiusa, si spalanca di colpo; Fiona, Tsadok e Miodrag, senza più copertura, non possono far altro che osservare i geni ed abbozzare un sorriso tirato.
Zigfrid, notando il chierico ancora proteso in avanti per il lancio del goblin, scuote la testa disperato, quindi si volta di nuovo verso i geni. "So che è difficile da credere, ma sono il più intelligente del gruppo. Non volevo ingannarvi, solo proteggere i miei compagni".
"Venite avanti, così che vi si possa vedere" esclama la voce femminile.
I tre avventurieri, per paura di essere intrappolati dallo stesso vortice che ha trascinato Zigfrid, cautamente entrano nella stanza e raggiungono il mago.

venerdì 8 aprile 2016

0228 - muscoli sotto sforzo

"Grandi e grossi come siete, non vi vergognate a far fare al povero Ninkle i lavori di fatica?" ringhia Fiona, osservando lo sguardo divertito di Miodrag e Tsadok.
"Perché?" chiede il chierico. "Non è quello il motivo per cui ce lo stiamo portando dietro?"
"L'abbiamo salvato da morte certa!" esclama Miodrag con un sorriso impertinente. "Prodigarsi per noi è il minimo che lui possa fare!"
"Bene, ci ha provato e non ci è riuscito. Ora tocca a voi" sbotta la ladra, incrociando le braccia ed iniziando a battere nervosamente il piede.
"Va bene, va bene" concede Tsadok.
Dopo uno sguardo d'intesa, i due si avvicinano alla porta, appoggiano le mani sulla grossa maniglia e cominciano a spingere. I muscoli si tendono, le vene del collo si ingrossano ed il sudore comincia a colare lungo le tempie mentre i due avventurieri utilizzano tutte le loro forze per aprire il grosso portone.
La porta di pietra inizia lentamente a spostarsi, grattando sul pavimento e riempiendo il corridoio di fastidiosi sibili. Veli sottili di polvere cadono dai fregi che decorano la facciata, attaccandosi ai capelli ed al volto dei due avventurieri.
"Certo che è pesante!" sbuffa Miodrag, prendendo fiato e rimettendosi a spingere.
"Si aperta di quasi venti centimetri e non si vede ancora nessuno spiraglio" replica Tsadok, spostando lo sguardo sulla superficie liscia dello spessore dell'anta rimasta chiusa.
Zigfrid si siede a gambe incrociate al centro del corridoio, a pochi passi dalla porta, ed inizia a tamburellare con le dita sul ginocchio. "Ci vuole ancora molto?"
"Ancora un po' e ci siete!" esclama Fiona, notando un filo di luce che filtra dalla piccola fessura che i due hanno creato.
Quando lo spazio tra le ante è abbastanza largo da permettere di infilare una testa, Miodrag smette di spingere e indica a Tsadok di fare altrettanto. Il mezzorco appoggia la mano sopra ad una delle fiamme incise e comincia a respirare a bocca aperta per riprendere fiato. "Ce l'abbiamo fatta!"
"Ammetto che siete stati bravi" concede Fiona, muovendo un passo verso i compagni.
Miodrag inizia a voltarsi verso la ladra, quando percepisce un movimento con la coda dell'occhio; la pesante anta di pietra inizia a muoversi da sola, aprendosi velocemente e finendo la sua corsa contro la parete.
Lo spadaccino si getta d'istinto dietro la copertura fornita da Tsadok e ruzzola per terra. Fiona afferra il goblin e si appiattisce contro il muro laterale. Zigfrid, immobile, osserva l'enorme stanza oltre la porta e si concentra sulle figure illuminate dalla luce di svariate torce, magiche e non. Tre figure, alte più di due metri, dalla pelle azzurra e dalle gambe avvolte in vortici di nebbia, sono circondate da almeno una decina di uomini dai lunghi capelli bianchi che puntano verso il cielo ed ondeggiano come sospinti dal vento.
Tutti sono voltati verso l'ingresso ed osservano ad occhi socchiusi la piccola figura del mago. Poi, senza il minimo rumore, gli uomini estraggono le spade ed assumono la posizione di guardia.

mercoledì 6 aprile 2016

0227 - il portone di pietra

"Hai ancora intenzione di andare avanti da solo o hai imparato la lezione?" chiede Fiona, indicando il corridoio che prosegue fino alla maestosa porta in pietra.
"Prego" risponde il mago, piegando la testa ed indicando con un ampio gesto della mano il corridoio. "Basta che fai in fretta" conclude, rialzando la testa ed incrociando le braccia.
La ladra si rimette all'opera. Dopo venti minuti di ricerche, la donna non trova nessun'altra trappola sul suo cammino e raggiunge la parete di fondo.
"Venite, non c'è pericolo" esclama, facendo cenno agli altri di avvicinarsi.
Gli avventurieri, seguiti a breve distanza dal goblin, raggiungono la ladra e cominciano ad osservare i vari bassorilievi che decorano il portale. Sulle due ante sono stati ricavati quattro riquadri, circondati da un fregio a forma di corda intrecciata; quella di sinistra è decorata con molte onde spumeggianti, sotto invece sono scolpite delle fiamme. Quella di destra rappresenta in alto dei vortici circondati da grosse nuvole ed in basso delle montagne innevate. Al centro sono presenti due lunghi maniglioni di lucido metallo, che sfiorano da una parte l'architrave e dall'altra il pavimento.
"Anche qui i soliti quattro elementi" mormora Miodrag. "Che facciamo?"
"Non vedo cardini, quindi bisognerà spingere" commenta Fiona.
Lo spadaccino osserva la mezzelfa, poi torna a guardare il portale. "Dev'essere parecchio pesante".
Tsadok si volta verso il goblin. "Ehi, piccoletto! Apri la porta!"
Ninkle annuisce vigorosamente, poi si tira su le maniche e si sputa sulle mani. Quando muove un passo verso la porta, Fiona lo blocca con il braccio.
"Forse è meglio controllare anche questo" esclama, guardando storto il mezzorco. "Non vorrei che il nostro nuovo compagno ci rimettesse le dita".
"Zigfrid ha già trovato la trappola" esclama Miodrag, "perché avrebbero dovuto mettercene un'altra sulla porta?"
"Proprio perché persone come te non la cercherebbero mai" ribatte seria la ladra, quindi inizia a controllare gli stipiti e le due ante.
"Bene, è pulita" esclama dopo qualche minuto.
Dopo aver sorriso alla mezzelfa, Ninkle appoggia le mani contro la fredda pietra del portone e comincia a spingere. Il piccolo goblin inizia ad emettere strani versi mentre il suo volto si distorce per lo sforzo, i pochi muscoli si tendono allo spasimo nel tentativo di aprire la pesante porta, i suoi piedi scivolano più volte sulla superficie liscia del pavimento, faticando a trovare la presa. Alla fine, esausto, si accascia contro la parete.
La porta non si è spostata di un millimetro.

lunedì 4 aprile 2016

0226 - zavorra

Miodrag e Tsadok prendono la rincorsa e saltano, atterrando illesi dall'altra parte della fossa.
"Allora, vi sbrigate?" chiede Zigfrid. "Non ho voglia di sprecare un incantesimo per uscire da qui".
"Un attimo" ribatte lo spadaccino, calando la corda nel profondo buco. Il mago afferra la fune e se la avvolge attorno al braccio, quindi dà due strattoni per indicare che è pronto. I due avventurieri tendono la corda e tirano su il compagno, che si aggrappa al bordo del pavimento, issandosi poi in piedi.
"Bene, possiamo proseguire" esclama Zigfrid, spolverandosi le mani sulla tunica.
"Non vi state dimenticando di qualcosa?" interviene Fiona, puntando il pollice dietro di sé. Tutti si voltano nella direzione indicata dalla ladra; Ninkle è fermo a qualche passo dal baratro, con occhi sbarrati puntati sull'oscurità che si dipana a pochi centimetri dai suoi piedi.
Il mago sbuffa, poi si pianta i pugni sui fianchi. "Che aspetti? Salta!"
"Io no saltare!" piagnucola il goblin. "Io avere paura!"
Tsadok si avvicina allo spadaccino. "Lanciagli la corda. Se quando salta cade di sotto, lo recuperiamo".
Istintivamente Zigfrid estrae il pugnale e si mette a giocare con la lama.
"Cosa credi di fare con quella lama?" esclama stizzita la ladra, indovinando i pensieri del mago.
"Niente" replica innocentemente lui.
"Lasciate stare, faccio da sola" borbotta Fiona, effettuando un'altra camminata sulla parete ed atterrando illesa dall'altra parte. Dopo aver estratto la corda dallo zaino, fa cenno al goblin di avvicinarsi.
"Sali sulle mie spalle" esclama sorridendo.
Ninkle si avvicina titubante, poi le getta le braccia al collo.
"Fortuna che pesi meno del tappo" commenta a bassa voce la ladra, poi si lega il goblin addosso con la corda e controlla un paio di volte i nodi per sicurezza.
"Allora, ci sbrighiamo?" sbotta esasperato Zigfrid.
"Smettila di rompere" ribatte Fiona guardandolo storto. "La prossima volta ti lasciamo nella buca".
Dopo aver preso un po' di rincorsa, la ladra appoggia il piede sul bordo della fossa e spicca un balzo. L'urlo stridulo di Ninkle riecheggia nel corridoio, ampliato dalla volta. Dopo un volo di quasi quattro metri, Fiona atterra dall'altra parte; sbilanciata dal peso legato sulle sue spalle, la mezzelfa si piega sulle ginocchia ed appoggia d'istinto le mani sul pavimento.
"Non è così facile con venti chili sulle spalle, eh?" ridacchia Tsadok, aiutandola ad alzarsi.
"Decisamente no" ammette lei, iniziando a slegare i nodi che tengono bloccato il goblin.
Una volta libero, Ninkle comincia a saltellare intorno alla ladra. "Tu aiutato me! Tu aiutato me!"
Zigfrid allunga il collo verso la compagna ed immediatamente si ritrae, arricciando il naso con un'espressione di disgusto. "Ora puzzi come lui".
"Già" conviene Fiona annusandosi i vestiti. "Al primo momento utile dovrò farmi un bagno. E penso che dovrò lavare anche lui".
"Che schifo" borbotta Zigfrid, accennando un conato.

venerdì 1 aprile 2016

0225 - sfidare la legge di gravità

Fiona raggiunge il bordo della profonda fossa e si sporge. Zigfrid è in piedi sul fondo, sei metri più sotto, e sta tentando di sfilarsi la veste impigliata in uno degli spuntoni che sporgono dal terreno.
"Tutto bene?"
"" risponde il mago. "Sono riuscito a lanciare l'incantesimo per cadere lentamente, ma gli spuntoni mi hanno fregato. Per fortuna sono pochi, mi hanno colpito su un braccio e sul polpaccio".
"Testone di un halfling" sbotta la ladra. "Che diavolo pensavi di fare?"
"Eri lenta!" ribatte Zigfrid. "Non per vantarmi, ma ho trovato la trappola prima di te!"
"Più che altro, è lei ad aver trovato te".
Anche gli altri si avvicinano e si sporgono per controllare che il compagno stia bene. Alla vista delle natiche al vento del mago, si ritraggono schifati.
"Caliamo una corda, così possiamo recuperare quell'idiota" esclama Miodrag, iniziando a frugare nello zaino.
Fiona scuote la testa. "Non adesso. Meglio farlo quando saremo dall'altra parte".
"Giusto, così non dovrà oltrepassarla anche lui" conviene Tsadok. "Questa fossa è larga circa tre metri. Decisamente un bel salto".
"E non sappiamo se di là è sicuro" mormora Miodrag osservando prima la botola aperta e poi il pavimento oltre la voragine.
"Vado a controllare" esclama la ladra, allontanandosi di qualche passo verso il muro e facendo cenno ai compagni di spostarsi. Dopo aver valutato accuratamente le distanze, la mezzelfa scatta diagonalmente verso la parete, poi effettua un balzo. Il suo piede sinistro si appoggia sulla ruvida superficie verticale, la mano destra sfiora la roccia poco più in alto; dopo un altro passo sulla parete, Fiona si spinge lontano ed atterra sul pavimento oltre la trappola.
"Cavolo!" esclama Tsadok. "Riesci a correre sui muri! Incredibile!"
Fiona ignora il commento ed inizia ad esaminare il terreno, poi si volta soddisfatta. "Qui non vedo altre trappole. Potete saltare anche voi".